Il ciclismo dietro la lavagna: per sapere i tempi, per contenere i distacchi, per conoscere quello che avviene là davanti. Il ciclismo dietro alla lavagna, come sempre più di sempre, perché ieri gli organizzatori, con il beneplacito del governo mondiale della bicicletta, ha pensato bene di togliere le radioline che generalmente tengono in collegamento i corridori con i direttori sportivi e quindi le lavagne portate a spasso dagli incaricati in moto erano lunico strumento per conoscere ciò che avveniva in corsa. «Volevamo privilegiare lo spettacolo, togliere un po di tatticismo esasperato che spesso rovina le corse dice Christian Prudhomme, il direttore del Tour -. Venerdì lesperimento si farà», promette deciso. Non la pensano così la maggior parte dei team. «È una sciocchezza spiega Roberto Amadio, team manager della Liquigas di Nibali e Pellizotti -. È come se la nazionale giocasse senza Lippi in panchina. Le radioline non condizionano la corsa, ma la migliorano. Ed è soprattutto un elemento di sicurezza: con la radiolina siamo in grado di segnalare in tempo i pericoli: le strettoie, le rotatorie, le rotaie del treno, i rallentatori di velocità di cui la Francia è piena». Il ciclismo finisce dietro alla lavagna, per uno spettacolo indegno. Viene da domandarsi: le radioline rovinano il ciclismo? Bene, che le si tolgano. Perché fare questi test in due sole tappe? E poi non sarebbe il caso di fare questi esperimenti in corse un po meno importanti? Pensiero personale. Le radioline vanno benone: esaltano le tattiche e sono uno strumento indispensabile per la sicurezza. Si obietterà: per una vita si è corso senza le radioline. Se è per questo fino agli anni Novanta si è corso anche senza casco. Intanto in una delle tappe più lente di questo Tour vince luomo più veloce in assoluto: Mark Cavendish porta a tre le sue vittorie di tappa, mentre il nostro Rinaldo Nocentini si porta in albergo la quarta maglia gialla della carriera. Il velocista britannico con residenza a Quarrata, in provincia di Pistoia, vince davanti al norvegese Thor Hushovd e all'americano Tyler Farrar. Non c'è storia nei metri finali: quando il velocista della Columbia parte Hushovd fatica quasi a stargli a ruota. «La decisione di farci correre senza le radioline - ha commentato il campione d'Italia Pippo Pozzato è stata senza senso. Avete visto quel che è successo: abbiamo semplicemente voluto dimostrare che alla fine sono i corridori a fare la corsa». Tappa adatta alle ruote veloci quella di oggi. Tappa numero undici: da Vatan a Saint Fargeau.
I corridori torneranno ad essere collegati via radio con le ammiraglie e quindi con i loro direttori sportivi. Speriamo che si torni a fare un po di vero e sano ciclismo. Per la serie: ragazzi siete in ascolto? Sentite forte e chiaro? Bene, datevi una mossa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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