«Uno scoppio e poi il fuoco» Paura al policlinico Umberto I

«Uno scoppio e poi il fuoco» Paura al policlinico Umberto I
Roma - Tre esplosioni consecutive che hanno fatto saltare in aria i coperchi di tre tombini di scolo, una colonna di fumo denso e poi fiamme sprigionate qua e là. Tante e tutte a pochi metri dal boiler dell’azoto liquido e dal deposito delle bombole di ossigeno. È successo qualche minuto prima delle 8, ieri mattina, al Policlinico Umberto I ed è stata subito emergenza.

Emergenza per gli operatori sanitari che si sono ritrovati nei reparti delle tre cliniche chirurgiche, compresa neurochirurgia, ad agire prontamente per «scongiurare il peggio», come ha detto il Direttore generale della struttura, Ubaldo Montaguti: i pazienti sono stati portati via in barella dai reparti interessati e trasferiti in altri padiglioni. Qualcuno è stato prontamente dirottato in tre ospedali capitolini. Una trentina in tutto gli evacuati. Due gli operatori sanitari che hanno subito un principio di intossicazione e ricevuto le cure al Dea del nosocomio.

L’incendio è stato domato solo verso le 9 nonostante la tempestività dell’intervento dei Vigili del fuoco, accorsi sul posto con sette squadre. In contemporanea sono intervenuti i carabinieri e la polizia giudiziaria. Ora l’area è sotto sequestro per le indagini. Il Pronto soccorso è chiuso alle ambulanze. Chiuse anche le sale operatorie della I, II e IV clinica chirurgica. Quanto a quelle della III chirurgica «radio corsia» riporta di una chiusura precedente a causa di reflussi d’acqua di scarico nel piano in seguito ai temporali di maggio.

Su tutta l’area interessata dall’incendio e dalle fuoriuscite di fumo anche oggi proseguiranno i rilevamenti di rito. Dalle prime indiscrezioni dei vigili del fuoco è emerso che una scintilla, partita dalla centralina elettrica del nosocomio, avrebbe acceso un primo focolaio alimentandosi con l’ossigeno che fuoriusciva da un condotto usurato che porta il gas nei reparti attigui.

Rimane da accertare come abbia fatto la scintilla a entrare in collisione con l’ossigeno fuoriuscito da quel tubo logoro, a quanti metri il tubo era posizionato rispetto alla superficie, se altre tubature sono state compromesse e in che modo il reflusso dei fumi si è sparso per i reparti provocando il panico.

Secondo Montaguti entro 48 ore tutto dovrebbe ritornare alla normalità: proprio il general manager in un primo momento aveva affermato che

l’incendio sarebbe scaturito da un corto circuito avvenuto nella centralina elettrica dell’Acea. Un’ipotesi smentita con una nota dall’azienda capitolina in cui si precisava che la cabina in questione sarebbe rimasta indenne.

Nel pomeriggio di ieri la procura di Roma ha aperto un fascicolo processuale sull’episodio e gli accertamenti sono affidati al magistrato di turno, Tiziana Cugini, che avvierà le iniziative di competenza dopo aver ricevuto l’informativa dei Vigili del fuoco. Il fascicolo è intestato «atti relativi a», formula traducibile con «senza ipotesi di reato».
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