MilanoChi sarà mai quel generale dei carabinieri che eseguiva gli ordini di Emilio Fede, destinando nel giro di poche ore ad altro incarico i militari di scorta non più graditi all(allora) direttore del Tg4? Linterrogativo sorge spontaneo dopo la testimonianza in aula di Luigi Sorrentino, carabiniere in servizio a Milano, da sempre specializzato nella tutela di personalità a rischio (da Antonio Di Pietro, epoca Mani Pulite a Letizia Moratti).
Ieri nellaula del processo a Silvio Berlusconi per il «Rubygate» Sorrentino racconta di quando comandava la scorta di Emilio Fede e ebbe occasione di accompagnare il giornalista alle serate nella villa di Arcore: e una sera vide, attraverso una vetrata illuminata, «due ragazze in baby doll». E racconta come si interruppe bruscamente la sua attività a tutela di Fede. «Una sera scortammo Fede a un ristorante giapponese, lui era in compagnia di due ragazze. Pioveva e faceva freddo, per cui restammo chiusi in auto, ma ovviamente quando lui uscì ci trovò fuori ad attenderlo. Ma si vedeva che era arrabbiato con noi.
LA SCORTA DI FEDE
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