La scrittrice che si batte per le donne

Definita la scrittrice «anti-velo» per le sue campagne per l’emancipazione delle donne musulmane, Taslima Nasreen, 45 anni, è stata costretta a lasciare il Bangladesh nel 1994 a causa di una «fatwa» per blasfemia. Il peccato: un racconto, «Lajja» (in bengalese «Vergogna»), in cui descrive lo stupro di una ragazza indù da parte di un musulmano. I fondamentalisti la vogliono morta e l’anno scorso un’organizzazione musulmana indiana ha promesso un premio di 500mila rupie a chi la ucciderà tagliandole la testa. Dopo avere studiato ginecologia, ha iniziato a scrivere poesie, riscuotendo un buon successo. Successivamente si dà alla narrativa. L’ostilità si manifesta quando la scrittrice si impegna in una battaglia femminista. Non denuncia soltanto le ingiustizie ai danni delle donne, difende anche la diseguaglianza in cui sono costrette a vivere le minoranze nella società islamica. Da quel momento la sua vita cambia drammaticamente. In seguito alle prime minacce di morte deve trasferirsi all’estero. Negli ultimi tre anni ha vissuto in esilio in Svezia, Germania e negli ultimi tre anni in India, a Calcutta che considera «la sua seconda casa».

I libri dal lei scritti sono stati tradotti in venti lingue, ma le sue autobiografie sono censurate in Bangladesh, dove è stata anche condannata per blasfemia. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti letterari, tra cui il Premio Sakharov per la libertà di espressione nel 1994 e quest’anno il premio Simone de Beauvoir per le lotte femministe.

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