Per alcuni bambini è l'ora più bella della giornata, per molti richiede impegno, dedizione, fatica, per tutti è una conquista. È la scuola in ospedale, e per i piccoli degenti dei reparti pediatrici è spesso l'unica luce nel tunnel della malattia. Il servizio esiste, grazie ad un accordo tra il ministero della Salute e quello dell'Istruzione, da oltre vent'anni e a Monza, con la collaborazione tra l'ospedale San Gerardo e l'istituto "Salvo d'Acquisto" (che comprende due materne, tre elementari e una media), si è realizzato uno dei suoi esempi migliori. «Il nostro servizio della scuola in ospedale - spiega Alfonso Di Lio, dirigente scolastico dell'istituto e assessore alla Cultura del comune di Monza - si rivolge in media ogni anno a una cinquantina di piccoli pazienti, perlopiù ricoverati nel reparto oncologico dell'ospedale: vi sono impiegati sette insegnanti per i bambini delle elementari e i ragazzi delle medie, e un docente è a disposizione degli studenti delle superiori, cui si aggiungono di volta in volta altri professori per argomenti specifici. Emerge un dato positivo: finora il 100 per cento degli studenti malati non ha perso l'anno scolastico e ha potuto procedere regolarmente con gli studi. Non si tratta di un risultato importante solo dal punto di vista scolastico ma, come hanno rilevato i pediatri anche in recenti ricerche scientifiche, il progetto della scuola in ospedale è uno stimolo utile alla guarigione dei piccoli malati costretti a lunghe degenze». Il riferimento è alla pubblicazione, sui «Quaderni» dell'associazione culturale pediatri, dei dati relativi al modello monzese, un'esperienza ormai consolidata dal 1988 e che negli anni si è adattata alle nuove terapie somministrate dagli ospedali ai bambini affetti da gravi patologie. «Dalle lunghe degenze del passato - spiega Di Lio - si è passati a un modello che prevede ricoveri brevi, spesso in day-hospital, per terapie mirate e poi un lungo periodo di terapie domiciliari durante le quali il piccolo paziente, comunque debilitato, per motivi di salute non può frequentare la scuola». Ecco allora che gli insegnanti, dopo aver seguito il malato con lezioni in corsia, si adoperano a domicilio: fondamentale, negli ultimi anni, è poi l'apporto delle nuove tecnologie che permette un tipo di didattica avanzata, innovativa e divertente per il piccolo alunno costretto a letto. Proprio sull'utilizzo della teleconferenza l'istituto monzese ha fatto scuola: lo scorso novembre il gruppo docenti ha portato la sua testimonianza a Monaco di Baviera nell'ambito di un convegno sull'argomento. La Lombardia del resto conta 24 progetti di scuola in ospedale, un buon numero rispetto al dato nazionale (148 ospedali con sezione scolastica interna). Speranzina Ferraro, dirigente del ministero dell'Istruzione, snocciola numeri che testimoniano un buon investimento su questo servizio: 700 docenti di elementari, medie e superiori coinvolti e 229 le sezioni ospedaliere in Italia.
Tra gli alunni a breve (1-7 giorni), media (7-15 giorni) e lunga (oltre i 15 giorni) degenza e alunni seguiti a casa, lo scorso anno sono stati seguiti circa 80mila studenti, di cui 5.000 disabili e 7.000 stranieri. Il miglior risultato ottenuto dai docenti non è la promozione ma, come testimonia Di Lio, è sentirsi dire dai bambini che la scuola «è uno dei pochi momenti di normalità della giornata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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