Scuole di frontiera: dopo la Pisacane il «caso Di Donato»

Nessun accordo alla scuola Pisacane. Patti infranti, esodo dei bimbi italiani e protesta delle mamme, che si appellano alla Gelmini. Ma la stessa situazione esplosiva si verifica anche in altre città: Milano, Torino, Prato.
A svelare le cifre è stato ieri il deputato del Pdl, Fabio Rampelli, che insieme ai parlamentari Marco Marsilio, Paola Frassinetti, Agostino Ghiglia e Achille Totaro, ha illustrato che cosa succede nelle cosiddette «scuole di frontiera».
Alla Pisacane, in via dell’Acqua Bullicante, il prossimo anno oltre il 90 per cento degli alunni, fra scuola dell’infanzia ed elementari, saranno stranieri. Lo scorso anno erano l’85 per cento. Alla scadenza del 27 febbraio, le domande d’iscrizione alla prima elementare pervenute sono state 21, di cui 18 di bambini non italiani: Bangladesh, Romania, paesi arabi, in prevalenza. «Non abbiamo iscritto i nostri figli - dice Flora Arcangeli, portavoce del Comitato mamme per l’integrazione - perché non sono state mantenute le promesse». L’accordo del 5 febbraio fra il VI municipio, il direttore scolastico regionale, il Comune e i direttori didattici prevedeva la redistribuzione degli alunni stranieri nel municipio. Ma il patto non è stato applicato alla Pisacane. Occorreva il sì della scuola, che non c’è stato. Così nell’istituto di Tor Pignattara i bambini italiani il prossimo anno saranno appena uno su dieci. La lingua di Dante sarà ignorata dai più. Senza contare un bagaglio culturale, sociale, religioso frammentato all’inverosimile.
Altra situazione limite, all’elementare Di Donato, all’Esquilino, dove il 56 per cento dei bambini segnati per il prossimo anno sono di 16 origini diverse, non italiane, in prevalenza cinesi.
Ma la situazione non è limitata a Roma. Rampelli e gli altri hanno illustrato altri casi-record un po’ in tutta Italia. La scuola elementare di via Paravia, a Milano, zona San Siro, tocca anch’essa il limite del 90 per cento di stranieri (da 25 paesi diversi), con l’ulteriore record di una prima che il prossimo anno sarà composta solo da immigrati (15 bambini). Le elementari di Milano dove si registra oltre il 70 per cento di alunni stranieri sono ben quattro. Esodo delle famiglie italiane anche a Torino, alla elementare Lessona di via Fiocchetto, dove le pre-iscrizioni alla prima classe sono solo dieci, tutte straniere. A Prato, situazione limite anche all’elementare Filzi (74,6 per cento stranieri).
«Nelle aule senza bambini italiani, o con pochissime unità, è impossibile un reale processo di integrazione - afferma Rampelli -. Si tratta di un fenomeno in continua crescita che fino a oggi non è stato gestito. Eppure sull’integrazione scolastica esistono precise direttive». Il decreto del Presidente della Repubblica numero 394 del 1999, che disciplina immigrazione e accoglienza, all’articolo 45 dispone che «la ripartizione delle classi scolastiche va effettuata evitando la predominanza degli stranieri». Poi c’è la circolare numero 24 del 1 marzo 2006 del ministro Moratti: «In presenza di fenomeni di concentrazione di studenti di cittadinanza straniera, si ritiene proficua una equilibrata distribuzione delle iscrizioni attraverso l’intesa fra rete di scuole ed enti locali». Lo stesso recita la circolare 110 del 14 dicembre del ministro Fioroni.
«Le scuole che abbiamo citato preferiscono ignorare queste disposizioni - rimarca però Rampelli -. Un mese fa come commissione cultura abbiamo ricevuto in audizione alla Camera le mamme della Pisacane. Le richieste sono state fatte pervenire alla Gelmini, con l’invito ad emanare una nuova circolare che impedisca il protrarsi di questo caos.

Ci auguriamo che il ministro si pronunci già in settimana». A Vicenza il sindaco Variati, Pd, ha disposto il tetto: non più del 30 per cento di stranieri nelle scuole dell’obbligo. Potrebbe essere una soluzione, dicono alcuni.

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