"Scusami amore mio sono un mostro"

Una delle ex racconta in aula le violenze «Mi diceva tanto non mi puoi denunciare»

"Scusami amore mio sono un mostro"
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Quando racconta si mette spesso le mani sugli occhi. La voce trema. Ma quando in aula le chiedono se vuole fare una pausa, risponde sempre di no. «Preferisco andare avanti». Per ben quattro ore mette in fila la sua versione dei fatti: le ordinarie violenze, gli insulti, le umiliazioni e le minacce. Sul banco dei testimoni alla quinta penale del tribunale di Milano siedono tante, troppe donne. Lei è una di queste. L'ex compagno che per anni avrebbe maltrattata si chiama Leonardo Caffo. Definirlo insospettabile è riduttivo: filosofo, scrittore, autore di pezzi «illuminati» su riviste di approfondimento, professore. La ex racconta una realtà che stride con l'immagine che il mondo aveva di lui. È sempre precisa, quando risponde alle domande della pm Francesca Gentilini e dei difensori dell'imputato Romana Perin e Filippo Corbetta. «Ha dato un pugno alla porta e l'ha rotta. Poi mi ha presa per il collo per strangolarmi. Eravamo in bagno. Poi ha fatto finta di svenire, che gli stesse venendo un infarto. Confesso che non ho chiamato l'ambulanza, non gli ho creduto». Un altro episodio: «Ero per terra, mi ha dato dei calci. Pensavo di essermi rotta un piede, tanto era gonfio. Anche un vicino ha bussato alla porta in quell'occasione: ci ha urlato basta, non gli abbiamo aperto, poi è andato via». Le sue frasi descrivono un crescendo di violenze. «All'inizio, dopo quello che succedeva, diceva scusami amore mio sono un mostro, poi la situazione è peggiorata: si pentiva e si scusava all'inizio, poi è diventata colpa mia, infine mi diceva non me frega nulla perché non mi puoi denunciare. Diceva che dovevo ammazzarmi, che se mi fossi buttata dal balcone facevo un piacere a tutti».

Secondo la sua versione, dopo la denuncia dell'ex, nel luglio del 2022, Caffo avrebbe confidato ad alcuni amici la che la situazione poteva farsi brutta, e avrebbe anche riferito a una persona: "Vorrei farla impazzire e buttarla giù dal balcone, tutti penserebbe che si è suicidata". Chiosa la testimone: «Essendo uno scrittore, un filosofo, con una certa fama, avevo paura che potesse distruggermi e farmi passare per pazza».

Rispetto a una domanda dei difensori, la giovane ribadisce di essere lei la vittima: «Non ho mai colpito Caffo, ci sono stati momenti in cui vedendolo addosso mi sono difesa. Non ho avuto molto rispetto per me stessa purtroppo», conclude. Si torna in aula a marzo.

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