
Esistono degli autori, anche classici, che vivono delle Stagioni esaltanti, ma che, senza un vero motivo, vengono , anche, sottoposti ad una specie di letargo. È accaduto per Marivaux che, fin dagli anni settanta del secolo scorso, ha avuto una serie di messinscene firmate da grandi registi, a cominciare da Andrée Ruth Shammah che fu la prima, nel biennio 1977-78, a farlo conoscere, in Italia, con una commedia poco frequentata: "La doppia incostanza", ma, soprattutto, a fare percepire in che modo, l'autore francese, si divertisse a sezionare, quasi chirurgicamente, l'amore, con i suoi sotterfugi e con tutti gli inganni necessari per vederlo trionfare.
Nel ventennio successivo, abbiamo visto: "Il principe costante" e "Il trionfo dell'amore" con le regie di Vitez, la "Disputa", con la regia di Chereau, "L'isola degli schiavi", con la regia di Strehler, "Le false confidenze" con la regia di Pagliaro e, successivamente, di Servillo, "Il gioco dell'amore e del caso", con la regia di Castri, come dire che Marivaux, in Italia e a Milano, in particolare, può vantare i nomi di registi prestigiosi.
Nel terzo millennio, si ricordano "Il trionfo dell'amore" con la regia di De Fusco e "Il gioco dell'amore e del caso" in scena al Teatro Litta, da 24 Giugno a 5 Luglio, con la regia di Antonio Syxty, con Filippo Renda, Gaetano Callegaro, Agnese Sofia Bonato, Francesco Marcucci, Jasmine Monti, scene di Guido Buganza, costumi di Valentina Volpi. Ci troviamo dinanzi a una commedia del travestimento che, per gli attori, è sempre piacevole poter eseguire, con la consapevolezza che, dietro ogni travestimento, ci siano, non solo amori segreti e ingannevoli, ma anche aspetti sociali non indifferenti che finiscono per caratterizzare i personaggi che, a loro volta, si avvalgono del costume per indicare il proprio stato, oltre che l'epoca in cui agiscono.
Nel "Gioco dell'amore e del caso", Marivaux sperimenta qualcosa che accomuna le coppie prima del matrimonio, ovvero la possibilità di "studiare" il carattere del futuro sposo o della futura sposa. Il rovesciamento dei ruoli, attraverso il travestimento, permette a Silvia, nei panni della serva Lisetta e a Dorante nei panni di Arlecchino, di capire se sia stato il "caso" a tenerli insieme, oppure un sentimento profondo. Ciò che inquieta i due innamorati, non è la gelosia, come negli "Innamorati" di Goldoni, bensì il fatto di non essere convinti della profondità del loro rapporto. Insomma, non basta essere ricchi e belli, né possedere delle buone maniere, né essere socievoli, dato che, nei fatti, simili qualità possono tramutarsi in ornamenti superflui e, magari, nascondere brutalità se non, addirittura, ferocia. Anche se Marivaux crede nella purezza dell'amore, al di là dei "contratti sociali", sa bene che esistano degli effetti collaterali che vanno oltre la ricchezza e il prestigio. Le sue giovani coppie appartengono a tutte le epoche, perché sono in cerca, semplicemente, di sicurezza, avendo in odio l'inganno.
Antonio Syxsty ha affidato una nuova traduzione a Michele Zaffarano e ha indirizzato la sua regia verso la verità dei sentimenti, la sola che possa sconfiggere la ragione del cuore. Inoltre si è chiesto se sia possibile uscire dai ruoli quando vengono utilizzati per mascherare la ricerca di sentimenti sinceri.
Ha, inoltre, evitato lo psicologismo per mettere in atto la contrapposizione tra vero e falso. Ha dato, infine, spazio al gioco, inteso come sinonimo di creatività, essendo congeniale alla libertà espressiva degli attori.