«Se il dottor Marchionne si presentasse oggi a Pomigliano sarebbe applaudito», afferma Gerardo Giannone, 36 anni, comunista, membro della Rsu Fiat. Dal 2000, lavora nella fabbrica campana, prima al montaggio e da 5 anni nella lastratura.
Signor Giannone, ma è proprio convinto?
«Sì. Ma si chiederebbe al dottor Marchionne di non mettersi più a fare le trattative sindacali: non ha il tatto per dire le cose e trovare accordi con i lavoratori. È invece uno straordinario stratega industriale».
Quindi, imitereste negli applausi i vostri colleghi americani della Chrysler, anche se con qualche riserva.
«Sono sicuramente da apprezzare l’investimento previsto e la decisione di portare la Panda dalla Polonia a Pomigliano. Ritengo invece sbagliato il modo con cui è stata posta la trattativa. E c’è chi ne ha approfittato».
Cioè?
«Se sui negoziati con la Fiat fossero stati mantenuti toni più bassi, credo che qualcosa in più si sarebbe potuto spuntare. Beppe Farina, segretario Fim, è stato determinante a porre l’opzione dell’accordo separato».
Ma la Fiom non cede.
«Chiediamo alla Fiom di fare una riflessione. Ha tempo fino a domattina per firmare l’accordo con gli altri sindacati. La più grande organizzazione metalmeccanica non può isolarsi ancora una volta su un’intesa. Devono uscire da certe logiche. Giuseppe Di Vittorio, primo leader della Cgil, diceva che “il sindacato deve sempre indicare una strada”».
E a lanciare questo appello è un comunista convinto come lei.
«Sì. Il muro contro muro è dannoso, perché non abbiamo l’esercito che combatte e nemmeno le armi».
La Fiat punta ad avere l’80% dei «sì». Ci riuscirà?
«Penso a qualche cosina in più. I lavoratori devono votare “sì” per dimostrare di voler continuare a esistere e a migliorare il futuro della classe operaia. Dico solo che la politica non si deve schierare da una sola parte, perché così facendo divide la classe operaia. La politica deve unire e trovare le soluzioni alle cose che non vanno».
Il suo pronostico, ora.
«È che vinca il“sì”,con un margine largo.
La camorra si è fatta sentire?
«Sta aspettando a braccia aperte che la fabbrica chiuda. Così ingrosserebbe le propria file e avrebbe ancora più forza per combattere lo Stato».
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