«Se lo avessi fatto io mi avrebbero massacrato»

Non si può mandar via un magistrato che indaga su di te

da Milano

Sorride ironico: «Provi solo a pensare: se io avessi osato fare una cosa del genere... ».
A cosa sarebbe andato incontro?
«Mi avrebbero massacrato».
Roberto Castelli è in barca, nella acque della Sardegna. Ma il cortocircuito Mastella-De Magistris lo appassiona: «Ma come si fa non dico a fare, ma anche solo a pensare una cosa del genere? È inaudito. Un atto senza precedenti».
Senatore, lei è stato ministro della giustizia per cinque anni. Più di un Pm che ficcava il naso negli affari del governo Berlusconi è finito nel mirino dei suoi ispettori.
«C’è stata una dura polemica, con tanto di ispezione, fra il sottoscritto e il Pool a proposito del famoso fascicolo 9520. Io mi ero convinto che dentro quel fascicolo ci fossero prove utili alla difesa di Previti e di altri imputati nei processi milanesi. Punto».
Punto?
«Ma sì. In ogni caso quella querelle non riguardava Roberto Castelli, ministro della giustizia. Qua invece viene travolta ogni minima regola di decenza».
Conosce il Pm Luigi De Magistris?
«Assolutamente no. E non so nulla della storia sotto i riflettori».
Mastella avrà fatto le sue valutazioni, prima di procedere alla richiesta di trasferimento.
«Sì, ma non si può chiedere di mandar via un magistrato che indaga su di te. C’è un conflitto di interessi clamoroso».
Ammettiamo che lei si fosse convinto che c’erano gli elementi per procedere contro un qualche giudice che stava indagando su di lei. Cosa avrebbe fatto?
«Io non l’ho mai fatto».
Ammettiamo...
«Certo tutto può essere. Davanti a uno sproposito più che evidente, plateale, clamoroso, sotto gli occhi di tutti, io sarei andato da Berlusconi facendogli più o meno questo discorsetto: "Io mi sospendo per un mese da ministro, tu prendi l’interim, valuta il mio caso e se c’è materia avvia l’azione disciplinare". Però».
Però?
«Io non ho iniziato nulla nemmeno contro i giudici che mi insultavano un giorno sì e l’altro pure».
Ad esempio?
«Borrelli che mi aveva dato del cretino».
La definì ingegnere acustico.
«Appunto».
Lei è mai finito sotto inchiesta?
«Altro che. Sono stato iscritto nel registro degli indagati 61 volte, 57 procedimenti sono già stati archiviati».
Sessantuno volte?
«Come no. Sempre per abuso d’ufficio. Io avrei organizzato una specie di Spectre al ministero insieme a una settantina di soggetti portando via 2 miliardi di lire».
I suoi giudici?
«Li ho conosciuti al Tribunale dei ministri quando mi hanno interrogato».
Mastella sbaglia su tutta la linea?
«Un ministro così fa scatenare i teorici dell’antipolitica, i comizianti alla Grillo, i giornalisti che parlano della casta. E già che ci sono dico che Mastella, anche se passa per un politico esperto, ha sbagliato pure sull’indulto».
Lui lo difende.
«L’indulto è stato uno dei provvedimenti più impopolari degli ultimi anni e lui doveva capirlo. In ogni caso il ministro deve far sentire la sua voce, non è una banderuola, io sulla grazia a Sofri ho tenuto duro anche se Berlusconi era favorevole».
Adesso, il guardasigilli vuole costruire nuove carceri.

Non le va bene nemmeno questo?
«Ma come fa a realizzare nuovi penitenziari se ha chiuso Dike Aedifica, la società che avevo creato proprio per snellire le procedure in materia? Oggi per consegnare un carcere ci vogliono quindici anni, con Dike Aedifica la prospettiva era di ridurre drasticamente i tempi, nell’ordine dei cinque o sei anni. Purtroppo, anche per l’opposizione del Demanio, il meccanismo non ha funzionato. Ci sarebbe voluto altro tempo, Mastella ha cancellato tutto quello che avevo fatto. E ora compie il gesto più arrogante».

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