Se la bella Pinotti si veste da chierichetto

La chiamano ormai tutti «il chierichetto». Lei Roberta Pinotti, non fa che sorridere, spiritosa com’è. La chiamano così da quando sul Magazine «Donne» del Corriere della Sera la terribile Giusi Ferrè (nella sua rubrica «Buccia di banana») l’ha colta alla «prima» del Parlamento. Sentite come la descrive: «Neoletta dell’Ulivo, Roberta Pinotti s’è presentata alla seduta inaugurale del Parlamento in abito da sera. Ma con una sorprendente allure da chierichetto». Abito nero lungo e sopra, appunto, una specie di cappa tutta bianca cara ai chierichetti che dicono Messa.
Lei, quando ha visto la foto (almeno così sussurrano i suoi amici) ha sghignazzato a lungo ed ha commentato: «Non stavo davvero male».
Roberta Pinotti, va detto, è oggi una delle donne più ammirate del governo Prodi, per la sua genuinità, il suo sorriso e quella frangetta che la rende particolarmente fresca e simpatica.
Non disdegna look anche trasgressivi, sicuramente anticonformisti. In una recente intervista televisiva a chi le chiedeva se si considerava una «pasionaria» ha risposto: «Dipende!».
Signoris. Carla Signoris, moglie di Maurizio Crozza, è diventata ormai una «ragazza» (si fa per dire) da copertina. La intervistano tutti i settimanali (anche femminili) dopo le sue interviste inserite nel programma del marito «Crozza Italia». La rubrica si chiama: «Ho sposato un deficiente». Lei, sorniona, intervista le mogli di personaggi celebri (come quelle di Grillo, di Paoli, di Renzo Piano). La domanda che le pongono tutti è la seguente: «In che senso gli uomini sono deficienti?». E lei risponde a tutti così: «Mancano totalmente di senso pratico. Una volta ho chiesto a Maurizio di portare i bambini dal giornalaio, così intanto mi facevo una doccia. Ha spalancato gli occhi: tutti e due?».
Carla, dicono i suoi già molti biografi, ha conosciuto Maurizio a 14 anni, lo ha baciato a 20. Si sono sposati dopo un bel po’ di altre storie. Ha detto: «Alle nostre nozze c’erano più ex fidanzati che parenti». Carla Signoris ha iniziato con i Broncoviz, un gruppo di giovani (erano gli anni Novanta) tutti arrivati ad ottimi successi: da Crozza naturalmente, a Ugo Dighero, da Mauro Pirovano, a Marcello Cesena. Ultima curiosità: «Ma questa sua rubrica è autobiografica?». Risposta pronta: «Basta guardare mio marito, il titolo viene di conseguenza. Però, come dice Jim Carrey, dietro ogni grande uomo c’è sempre una donna che alza gli occhi al cielo».
Parodi. Anna Parodi è una fra le migliori croniste e critiche di spettacolo della città: firma su «Il Corriere Mercantile» da tanti anni. Ora si è data al romanzo rosa o quasi. Laureata con una tesi su Giorgio Scerbanenco ha voluto (si può dire?) seguire le tracce del maestro componendo un bel volumetto dal titolo: «Un bacio al Porto Antico».

Storia di amori accanto alle banchine genovesi, lei bella e buffa, lui un imprenditore fascinoso, un po’ di trasgressione, tante pagine rosa e finale, come si può capire, fra il nero e il rosa. Non manca una ex moglie molto bella e naturalmente perfida. Siamo al romanticismo un po’ decadente come si addice ad Anna, dolce, leggera e ironica.

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