Cultura e Spettacoli

Se la bicicletta accompagna i ritmi della nostra vita

Un'antologia di 43 racconti dedicati alle due ruote tra passato e presente, storia sociale e sportiva, tratti di vita, sogni e desideri. Un libro per chi ama questo sport e per chi è legato alla bici con sentimento e nostalgia

«È impossibile parlare del bello della bicicletta senza parlare di sé. La bicicletta fa parte della storia di ognuno di noi». A scrivere queste frasi è l'antropologo francese Marc Augè autore di un volume «Il bello della bicicletta» che prende a simbolo del suo studio e del suo interesse un oggetto che fa rima con sport e ha insito dentro di sé il concetto di fatica. Eppure è un mito senza tempo. La bicicletta è per ognuno di noi una sorta di cordone ombelicale con la fanciullezza più che con l'adolescenza e ad essa sono legati i ricordi più dolci. La prima bici ricevuta in regalo. Il nonno che ti insegna a pedalare. Il momento magico della rimozione delle rotelle di sostegno nella ruota posteriore. E, con il passare del tempo, la bicicletta scandisce i ritmi della nostra crescita per diventare l'icona di attimi diversi. Una gita con la fidanzata. Una gara con gli amici. Un momento di sport vissuto dal vivo a costo zero.
La bicicletta insomma rappresenta la nostra vita e ci rappresenta. In questa prospettiva si giustificano le attenzioni di un antropologo anche se la scelta, sulle prime, può disorientare e perfino apparire strana. E proprio questo, oltre a molto altro, è il motivo che spiega una pubblicazione insolita ma estremamente accattivante, «In bicicletta» (Il Mulino, pp 244, 20 euro), un'antologia di scritti, curata da Stefano Pivato, Loretta Veri e Natalia Cangi, che racchiudono una serie di brani di autori diversi dedicati appunto alla bicicletta. Ed è una lettura piacevole che evoca suggestioni e sensazioni struggenti talvolta riportandoci indietro nel tempo, talaltra ricordando personaggi appartenuti alla nostra storia e vissuti in qualche caso in prima persona o altre volte più da lontano.
Ecco allora riferimenti precisi a stralci di storia sociale dell'Italia dagli anni Ottanta dell'Ottocento a oggi, ovvero dalla nascita delle prime industrie produttrici di biciclette (la Bianchi, in primo luogo, sorta nel 1885) fino alle storie di oggi, storie di campioni e di giri d'Italia, ma anche storie di tanti di noi, volti anonimi che legano alla bicicletta ricordi particolari. E non solo. Perfino il ruolo delle due ruote nel cinema, con il capolavoro di De Sica soprattutto, «Ladri di biciclette», a sottolineare l'importanza di questo mezzo di locomozione nella vita quotidiana dell'Italia del Dopoguerra, quella che insegue la ripresa economica e ne diventa un simbolo e un emblema allo stesso tempo.

O infine la piccola storia di ognuno di noi, i volti anonimi di biciclette delle staffette partigiane, la bicicletta per amori e amanti, la bicicletta come mezzo turistico. E la bicicletta di Bartali e Coppi, in un duello eterno che spaccò l'Italia in due. E ancora oggi fa sorridere.

Commenti