Se una bravata diventa letteratura

Esce il romanzo di un ex studente ispirato all’allagamento

Giacomo ama scrivere, andare a scuola e ritiene «ipocrite» le manifestazioni studentesche di piazza (comprese le okkupazioni con la kappa). Giacomo ha nostalgia del liceo classico, delle versioni di greco e delle lezioni di filosofia perché quelli, giura, «sono stati gli anni più belli della mia vita». Giacomo è Giacomo Cardaci, classe 1986, un giovane milanese lontano anni luce dalla «Generation Me», concentrata sul proprio ombelico (vacuo, ignorante e disilluso) che sociologi e ricerche denunciano quotidianamente. Cardaci, che con la famiglia si è trasferito da Udine a Milano otto anni fa, ha collezionato premi riservati ad esordienti, come il prestigioso Chiara Giovani e il Tondelli, si è iscritto a Giurisprudenza e, bontà sua, è anche un tipo simpatico. Lo si intuisce dalla faccia ritratta nel retro del suo libro d'esordio e, al telefono, da una voce squillante. Ha ragione ad essere un chiacchierone entusiasta: è appena riuscito a pubblicare per Mondadori Alligatori al Parini. Racconti da un liceo milanese (pagg. 161, 15 euro).
Torniamo indietro nel tempo, a quel 18 ottobre 2004, un lunedì mattina: studenti e docenti scoprono che durante il fine settimana il Parini, lo storico liceo di Milano, è stato allagato da vandali che hanno otturato gli scarichi dei bagni. I vandali in realtà sono cinque studenti che hanno agito per paura del compito di greco. Sospensione ai responsabili, famiglie degli allagatori chiamate a risarcire la scuola del danno subìto (220mila euro), lezioni a turni pomeridiani nell'unico piano agibile dell'istituto. E poi dibattiti a non finire, con la notizia ripresa dalla stampa italiana e straniera. Cardaci su questo episodio paradigmatico ha costruito un efficace romanzo strutturato in sedici capitoli, short-stories surreali che hanno per interpreti i protagonisti di quelle giornate: studenti modello e bigiatori di professione, docenti appassionati e scansafatiche, genitori apprensivi e mamme distratte, bidelli simpatici e giornalisti noiosi, compreso un nonno (quello del protagonista) che confonde gli allagatori con gli alligatori.
«Quando ho saputo dell'allagamento al momento ero come tutti gli altri la persona più felice del mondo: niente scuola per un po’. Ma poi mi sono chiesto: “E ora che faccio?“», racconta Cardaci. Si è messo a scrivere di una scuola «che istituzionalmente funziona» ma che soffre ancora di tanti mal di pancia. Perché il Parini, «la pre-Cambridge d'Italia» o «la Eton di Milano», quel liceo incuneato nel centro e per la maggior parte frequentato dai figli della Milano bene, si merita di più: «Gli studenti di oggi sono falsi - spiega Cardaci - hanno idee sessantottine sul mondo senza sapere che cosa fu il '68, si atteggiano a comunisti con i milioni sotto il materasso. Non sono schierato politicamente a destra, ma trovo assurdo che una scuola sia occupata o allagata. Una scuola va amata.

Non mi sento il portavoce di una generazione: ci hanno già pensato i giornalisti a scrivere fiumi di articoli sui disastri della scuola di oggi, appostandosi con telecamere e taccuino all'uscita del liceo. Io ho solo descritto con ironia un mondo di cui ora ho nostalgia. Perché il Parini, nonostante tutto, è stato un meraviglioso periodo della mia vita».

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