Se il Carroccio pensa più ai voti che al Paese

di Vittorio Macioce

Quello del Carroccio sta diventando un governo riluttante. Ci sta ma con una buona dose di riserve mentali. Bossi resta l’alleato più fedele del Cavaliere, ma gli tocca anche pensare al futuro della sua ditta. Lo deve al suo passato e un po’ deve stare anche a sentire le ragioni di chi lo segue da una vita. Maroni, per esempio, non ha alcuna voglia di morire berlusconiano. Non lo dice ma lo fa capire ogni secondo. A tutti è toccata una stagione difficile. La crisi è seria e non è un caso che tra un po’ vedremo Bersani brindare perché può restare rincantucciato ancora un po’ all’opposizione. È chiaro, quindi, che anche i leghisti si stanno facendo i loro calcoli.
Berlusconi su questa manovra ci ha messo la faccia, per il Carroccio è invece un figlio illegittimo. Non ci tengono a passare per salvatori della patria, soprattutto se il costo sono tasse e pensioni. L’atteggiamento è di chi prima di pensare al Paese si preoccupa dei conti di bottega. Non vogliono perdere clienti e in questo caso i clienti si chiamano elettori. Bossi e Maroni sanno che il Nord non ha più voglia di pagare un euro, che in un paese per vecchi i pensionati sono quelli che ancora fanno pesare i voti, che Tremonti avrà pure il cuore padano ma il cervello è da ministro dell’Economia e quindi quando c’è da fare cassa non guarda in faccia a nessuno. Insomma, non ci vogliono rimettere. Non spetta a loro sacrificarsi per l’Italia. Non fa parte, oltretutto, della ragione sociale della loro azienda. La parte di poliziotto buono la lasciano a Calderoli, che strepita contro i sofisti e i criticoni.
La Lega non critica. Mette paletti e sposa solo le riforme in cui crede e che non costano. Il federalismo per esempio è bello, la previdenza invece fa male. E forse fanno male anche welfare e lavoro. Lo spirito liberista lo dedicano tutto alle privatizzazioni. Lì si che c’è da battere cassa. Un po’ come il Pci negli anni ’80 il Carroccio spera di conquistare le casematte dell’economia, piazzando qualche consigliere nelle ex municipalizzate e in tutte quelle aziende che un tempo facevano parte della galassia del parastato. Ma sarà vero poi? Le ragioni della Lega in fondo sono più semplici. Governare stanca, soprattutto se c’è la crisi. E dopo tanta fatica loro non vogliono trovarsi con un pugno di voti in mano. La politica è anche questo. Buon senso padano. Al resto in fondo ci deve pensare Berlusconi. Sta a lui spendere lacrime e sangue e passare per l’uomo delle tasse.

Il rischio per il Carroccio è che gli elettori si accorgano di tutto questo. Va bene il Nord, va bene il federalismo, va bene pensare a voti e bottega, ma la Lega da tempo è un partito più grande dei suoi orizzonti. E l’Italia non è solo un’espressione geografica.

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