È arrivata la ventiseiesima assoluzione per Silvio Berlusconi. Anzi, di più. Questa volta il premier non è neppure stato rinviato a giudizio, con una formula che non lascia spazio a dubbi: non ha commesso il reato (evasione fiscale e frode) che gli era stato contestato. Lo ha deciso il gip della procura di Milano che ha respinto tutte le accuse formulate contro il premier dal pm che si è occupato del caso Mediatrade, inchiesta partita da un’indagine sulla compravendita di film tra una società Fininvest e un’agenzia americana. Così ci sono voluti anni di lavoro per concludere ovvietà.
La prima: Berlusconi non è un evasore fiscale incallito (forse bastava leggere la sua denuncia dei redditi: 2,2 milioni di tasse pagate al giorno). La seconda: Berlusconi non è così fesso da truffare se stesso (più o meno l’accusa era questa). Terzo: anche se voleva truffare se stesso, non avrebbe potuto farlo perché non ne aveva il potere, essendo da tempo fuori da Fininvest. Naturalmente il pm non si dà pace per la sconfitta e ricorrerà in Cassazione.
Non si accontenta di aver ottenuto il rinvio a giudizio per i vertici Fininvest (Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi), vuole a tutti costi anche la testa del premier. Viene il dubbio, tanto è evidente che la tesi accusatoria non sta in piedi, che voglia solo quella. È stato sfortunato. Sulla sua strada ha trovato un giudice che, a differenza di altri, ha fatto una cosa molto semplice: ha permesso agli avvocati di Berlusconi di difendere il loro cliente.
Sembra una cosa ovvia, ma non è così.
In un’altra aula della stessa Procura un altro giudice, quello del processo Mills, solo pochi giorni fa ha negato a Berlusconi il diritto di fare ascoltare i testimoni a difesa. Il che agevola il compito dell’accusa e rende probabile l’ipotesi di una condanna. Che peraltro è già scritta da tempo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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