(...) Quali attività socialmente utili svolgono?) hanno diffuso sulla rete, via facebook, l'invito a impedire e contestare con la violenza l'innocuo concorso di bellezza. Dopo qualche giorno, qualche aspirante miss si è presa paura, e qualche dirigente leghista ha responsabilmente pensato ai rischi per i partecipanti. Alla fine Miss Padania non si fa.
A tutta prima questa notizia può colpirci meno, o sembrarci meno grave, di quando gli stessi soggetti, con metodi analoghi, impediscono lo svolgimento di un convegno su un tema «scomodo» perché in contrasto con la storiografia o l'agiografia ufficiale di una certa sinistra (recentemente è accaduto anche questo, a Genova). Un concorso di bellezza in fondo è una cosa un po' così, un convegno di storia o di politica è ben più importante.
Invece questo fatto è anche più grave. Intendiamoci: impedire una manifestazione pacifica con la violenza, o con la minaccia della violenza (credibile, visti i precedenti) è sempre grave. Nella presunta «città dei diritti», come ama chiamarla il sindaco, sarebbe ora si prendesse buona nota che manifestare pacificamente le proprie opinioni è un diritto tutelato dalla Costituzione.
Ma la vicenda colpisce ancor di più proprio perché, qui, neppure di opinioni si tratta. Un concorso di miss non è luogo dove si libra alto il dibattito sociopolitico, ma una popolare kermesse, talora criticata con tesi femministe più o meno condivisibili, ma che mai nessuno si sogna di contestare per motivi politici. Non c'è neppure l'alibi di contestare una visione di parte solo perché la fazione politica non è la propria. Inutile dunque scomodare Voltaire, e il motto (apocrifo) «non condivido nulla di ciò che dici, ma sono pronto a morire perché tu possa affermarlo liberamente». Qui siamo all'analfabetismo della democrazia. Si contesta il concorso di bellezza solo perché a organizzarlo è la Lega.
*senatore Pdl
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