Roma - Sono equiparate alla violenza sessuale le "confidenze intime" che il professore fa alle sue allieve durante le lezioni. Parola della Cassazione che ha confermato la condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa con l’applicazione delle pene accessorie, per il reato previsto dall’art. 609 bis C. P. nei confronti di B. P., un professore di scuola media ultrasessantenne di Lecce che durante le lezioni, per sua stessa ammissione, aveva trattato con le allieve minorenni "argomenti spinti", facendo loro "confidenze sulle sue esperienze sessuali, coniugali ed extraconiugali".
La decisione dell'Alta Corte Ne era seguita la denuncia delle alunne a cui erano arrivate le confidenze che si erano sentite turbate dagli argomenti del loro insegnante. di qui la condanna per violenza sessuale inflitta dal Tribunale di Lecce, nel gennaio 2006. Verdetto confermato dalla Corte d’Appello di Lecce nel novembre 2007. Inutile il ricorso del docente a piazza Cavour che tra l’altro ha sostenuto a sua discolpa che le testimonianze non erano tutte concordi.
Respinto il ricorso La terza sezione penale (sentenza 46360) ha respinto il ricorso di B. P. e ha sottolineato che i colleghi di merito legittimamente hanno ravvisato nelle confidenze intime alle studentesse il reato violenza sessuale attraverso "un discorso giustificativo logico, corretto ed esaustivo". Del resto rileva ancora piazza Cavour, i giudici hanno proceduto alla condanna sulla base "della stessa ammissione dell’imputato, il quale aveva dichiarato di avere trattato con le ragazze alcuni argomenti 'troppo spinti' in tal modo offrendo conferma egli stesso al racconto delle minori che avevano detto di aver ricevuto dal professore confidenze sulle sue esperienze sessuali".
Per effetto del rigetto del ricorso il professore, oltre a dover pagare le sue spese processuali, pagherà anche quelle sostenute dalle sue studentesse costituitesi parti civili in Cassazione per un totale di 3mila euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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