Se la febbre del sabato sera ti porta al cinema

Riparte anche quest’anno l’iniziativa, promossa dall’assessorato al Tempo Libero del Comune, del cinema all’aperto alle Colonne di San Lorenzo. La pregevole iniziativa non vuole solo essere un piacevole appuntamento per i cinefili di ogni età, ma anche un presidio contro il degrado. Dal il 5 luglio al 30 agosto, infatti, grazie al collettivo Esterni, che cura la parte cinematografica delle attività all’aperto a San Lorenzo, ogni sabato sera si potrà andare al cinema, a costo zero, spaparanzati su una sdraio e immersi nel silenzio più totale. Per non disturbare i residenti, infatti, i film si ascolteranno in cuffia. La rassegna è dedicata a quei film italiani, che sono entrati, volenti o nolenti, nella storia del cinema, e soprattutto nell'immaginario collettivo. Ogni generazione ha un film di culto: una storia in cui riconoscere l'atmosfera di un'epoca, i suoi miti giovanili, le battute memorabili. E non esiste differenza di età: giovani di ieri e di oggi possono recitare a memoria il copione di un allenatore poco ortodosso o la sigla di una commedia anni '80. Così Verdone e Pozzetto, Fantozzi, Troisi e Benigni diventeranno i protagonisti della febbre del sabato sera.
Alle Colonne, poi, Esterni è di casa: qualche anno fa, infatti, il collettivo di creativi aveva allestito un parcheggio di amache al posto di un posteggio, mentre risale al mese scorso, la «colonizzazione» pacifica di corso di Porta Ticinese trasformato in palcoscenico per performance di artisti della scena internazionale. La filosofia ispiratrice di questi happening? Ridisegnare e ristabilire il ruolo dello spazio pubblico all'interno della vita cittadina.

«Le piazze possono essere molto di più che semplici luoghi di passaggio o spazi anonimi - sottolineano da Esterni - solo con la partecipazione e la riappropriazione delle strade può esserci una città sicura, pulita, più vivibile. Non serve a niente protestare contro la scritta sul muro o sul bicchiere per terra, se prima non ci si ferma a riflettere sul fatto che gli spazi di libera espressione sono ben pochi.

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