Se l’Africa è diventata il nuovo Afghanistan

Dall'Equatore al Sinai le nuove cellule considerano il continente un unico campo di battaglia. Obiettivo: il califfato

Mezza Africa dall’Equatore in su è infestata da bande oltranziste islamiche che stanno trasformando vaste zone del continente nero in un nuovo Afghanistan. Dai talebani somali, all’Al Qaida del Maghreb, fino alle nuove cellule in Sinai e ai terroristi nigeriani, spesso in contatto fra loro, gli eredi di Osama bin Laden vogliono imporre il califfato, la sharia e appena possono rapiscono gli occidentali. Due italiani, Mariasandra Mariani e Franco Lamolinara, sono nelle mani di gruppi legati ad Al Qaida e Rossella Urru è stata rapita da una banda forse simile. L’aspetto più inquietante della nuova piovra del terrore è che i suoi militanti si muovono e operano a livello transnazionale, considerando l’Africa a nord dell’Equatore un campo di battaglia. I terroristi nigeriani sono segnalati fra il Niger, il Ciad e il Camerun, dove hanno impiantato campi di addestramento. Non solo: Mohammed Abubakar Shakau, capo di Boko Haram, ha dichiarato che «qualunque gruppo con la nostra stessa matrice o ideologia è un nostro fratello».
Talebani della Nigeria sono stati addestrati in Somalia dalle milizie al Shabab, che controllano ampie fette del disgraziato Paese nel Corno d’Africa. Gli emuli di Al Qaida contano su 15mila uomini e stanno fronteggiando l’offensiva del Kenya che ha inviato in Somalia le sue truppe migliori per stanarli. Nelle zone controllate tagliano le mani ai ladri, lapidano le adultere e cacciano le organizzazioni umanitarie, nonostante la carestia che flagella la popolazione, perché «strumenti dell’Occidente».
I talebani somali attraggono frotte di europei ed americani, immigrati di seconda generazione o convertiti. Secondo l’MI6, l’intelligence inglese, sono almeno un centinaio i cittadini britannici che hanno combattuto in Somalia, dei quali una quarantina ancora in prima linea. L’Fbi ha individuato diversi americani di origine somala fra le fila degli Shabab. Alcuni si sono fatti saltare in aria a Mogadiscio e dintorni, come Abdisalan Hussein Ali, 21 anni, nato a Minneapolis. I talebani del Corno d’Africa hanno dimostrato incredibili capacità operative. L’Uganda fornisce gran parte delle truppe di pace africane che combattono contro gli Shabab. Lo scorso anno, attacchi suicidi multipli hanno ucciso 76 persone a Kampala, la capitale ugandese. Non a caso sul sito dell’MI5, il controspionaggio inglese, si legge: «La Somalia ha molte delle caratteristiche dell’Afghanistan, santuario dei terroristi, nel periodo precedente al crollo dei talebani del 2001».
Se gli Shabab minacciano l’Africa orientale, la costola di Al Qaida del Maghreb, che conta su un nocciolo duro di 800 veterani, è una spina nel fianco dell’Algeria con cellule in Mali, Mauritania, Tunisia, Marocco, Niger, Ciad e Libia. Il 13 gennaio Abu Musab Abdel Wadoud, l’emiro dei terroristi del Sahara, ha provato, con un video, a cavalcare la rivolta in Tunisia. Nello stesso messaggio ha incitato alla «rivoluzione» in Algeria e in seguito Al Qaida nel Maghreb si è schierata con i ribelli libici.
Per autofinanziarsi i terroristi orfani di Bin Laden, o bande da loro protette, sono coinvolti in traffico di droga e nel mercato dei clandestini. La pratica più redditizia, anche dal punto di vista politico, è il rapimento di occidentali. Due i connazionali in mano ai terroristi del Sahara: la turista fiorentina Mariasandra Mariani è stata rapita il 2 febbraio nel sud dell’Algeria. Il 12 maggio hanno preso in ostaggio in Nigeria l’ingegnere Franco Lamolinara. Assieme ad un collega inglese è apparso in un video, stile tagliagole di Al Qaida, lo scorso agosto. L’ultima italiana presa in ostaggio, in un campo profughi dei Saharawi nella città algerina di Tindouf, è la cooperante Rossella Urru. Sembrava che fosse in mano alla solita Al Qaida del Maghreb, ma i terroristi hanno smentito.
Gli americani sono talmente preoccupati della deriva integralista in mezza Africa, che dal 2005 hanno inviato i corpi speciali ad addestrare le truppe anti-terrorismo di Algeria, Senegal, Mauritania, Mali e Ciad. Tre anni dopo è nato Africom, il comando strategico, con quartier generale in Germania, dedicato al continente nero. I sottocomandi per le operazioni terrestri e navali si trovano a Vicenza e Napoli. Almeno 2300 marines sono dislocati nelle zone calde a cominciare dalla base della Legione straniera a Gibuti, ad un passo dalla Somalia. L’ultima minaccia riguarda il Sinai.

Fra le montagne della penisola egiziana si nasconde Ramzi Mahmoud al Mowafi, ex medico di Osama bin Laden ai tempi della guerra in Afghanistan: è riuscito a scappare in gennaio da un carcere del Cairo, grazie al caos provocato dalla rivolta anti Mubarak.
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