Mettiamola così. Un bel cartoncino patinato, stampato per loccasione, il simbolino del Comune in alto a sinistra e due fedi dorate che sincrociano in alto a destra, sarebbe stato più fine. E anche se palazzo Tursi per far questo avesse speso qualche centinaio di euro di troppo, stavolta magari avremmo promesso volentieri di non andare a fargli le pulci. Come fare a criticare liniziativa di unamministrazione che, chiudendo pure mezzo occhio sulla privacy, andava a curiosare nei suoi archivi dellanagrafe per tirare fuori lelenco dei genovesi che questanno festeggiano il traguardo delle nozze doro? Specie se lo scopo della ricerca era poi quello di mandar loro una bella comunicazione a casa, con un invito in cattedrale e poi a Palazzo Ducale per festeggiare insieme quei cinquantanni di vita in... comune.
Un gesto gentile e squisito, che però bisogna anche saper porgere con il giusto tatto. Per essere espliciti: non è che un imprenditore di successo nel campo delle onoranze funebri non abbia il diritto di fare gli auguri di compleanno a unanziana signora, ma certo non sarebbe chic da parte sua mandarli su carta intestata dellazienda, o allegare al mazzo di fiori un biglietto da visita. Invece lassessore Gianfranco Tiezzi sceglie un A4 dellufficio per scrivere ai non più ventenni coniugi e certamente non fa caso al fatto che lintestazione è quella dell«assessorato ai servizi civici e cimiteriali».
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