Se l’ex leghista si mette a difendere l’Inno di Mameli

di Ferruccio Repetti

«Ma come? Non vi alzate in piedi mentre suonano l’Inno nazionale?». E giù rimproveri a quei genitori che, mentre i loro figli intonavano il Canto degli Italiani alla festa di fine anno delle elementari di Alassio, se ne sono rimasti comodamente seduti. Non ci ha messo un attimo, insomma, a prendere posizione Roberto Avogadro, sindaco alassino sostenuto da una maggioranza di centrosinistra, proprio lui che, invece, al momento topico, s’è alzato in piedi e s’è messo pure la mano sul cuore. Lui, però, che è lo stesso sindaco il quale, soltanto pochi anni fa, con tanto di cravatta e pochette verdi, inneggiava alla Padania libera e indipendente.
Proprio lui, Avogadro, che non più di una manciata d’anni or sono - ricorda Piero Rocca, già assessore e segretario della Lega Nord locale - balzò agli onori della cronaca perché socio fondatore dell’Associazione «Teniamo Per Gli Altri», espressamente e orgogliosamente anti-italiana e anti-tricolore. Lo stesso Avogadro, tanto per dire ancora, che andò in trasferta a Montpellier, in Belgio e in Olanda per tifare contro la nazionale italiana, e che esultava ogni qual volta gli azzurri venivano sconfitti. Sì, è il medesimo Avogadro che - ricorda sempre Rocca - «ieri era fiero iper-leghista più realista del re, e oggi è sostenuto dal Pd, recita il ruolo di sindaco di sinistra, e si permette di fare ramanzine a incolpevoli genitori nel nome di Mameli». Oddio, che i genitori rimasti comodamente seduti siano «incolpevoli» non è condivisibile: dovevano alzarsi, come si conviene per l’Inno nazionale che rappresenta tutti gli italiani, di destra e di sinistra, dalle Alpi a Lampedusa. E chi non si alza fa torto a se stesso, prima ancora che al Paese: perché l’Inno non è la colonna sonora di un partito, di una categoria, di una lobby. È di tutti, e tutti, anche i genitori con problemi di reumatismi, devono onorarlo.

Che poi, a scoprirsi patriottici dell’ultima ora siano «quelli che per noi il Tricolore è solo un pezzo di stoffa e l’Inno di Mameli una brutta marcetta», può solo amaramente far riflettere. Sulla coerenza di pensiero che è cosa ben diversa dal trasformismo di partito.

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