di Nino Materi
Tra gli effetti collaterali dell'ormai tristemente celebre «Uno contro tutti» (e tutti contro il minimo sindacale della decenza) di Fabrizio Corona nell'ultima puntata di Non è l'arena, ci permettiamo di segnalare il pacato dibattito sull'eleganza innescato da un sobrio botta è risposta fra Furbizio (come da Registro Anagrafe di Dagospia) e il giornalista-scrittore Giampiero Mughini.
Nella sciagurata puntata in questione, Massimo Giletti non aveva ancora consegnato le clave di ordinanza agli ospiti in studio, che già Corona menava come un fabbro: «Zitto tu (riferito a Mughini ndr), ma non ti vergogni di vestirti come un pagliaccio? Sembri un nano da giardino»; all'altezza (?) della situazione la replica di Mughini: «Sei solo un poveraccio». Stilisticamente parlando, match pari; stilisticamente vestendo, gara tutta da decidere. La riprova viene da una lettera tragicomica postata da Mughini al suo web-amico Roberto D'Agostino all'indomani dello storico alterco che ha lanciato La7 nell'empireo dell'audience di qualità.
Giampiero - coerente con la sua fede juventina - mette tutto nero su bianco. Leggete bene il suo scritto, imbastito di indignazione prêt à porter: «Siccome Corona è un uomo che erutta autorevolezza da ognuno dei suoi tatuaggi, ci tengo molto a smentire in punta di fatto una delle accuse che mi ha rivolto. Di vestire malissimo. Tengo a precisare che cosa indossavo, perché non vorrei che i posteri nell'assistere al video della trasmissione di ieri sera si persuadessero che davvero io vesto male». Si parte quindi col defilè. Occhio alla passerella. «Avevo puntato tutto - spiega il precisissimo, nonché griffatissimo giornalista - sulla connessione di colore (il bianco) tra le mie scarpe da tennis firmate dal più grande stilista moderno, il giapponese Yohij Yamamoto e una giacca che porta la firma del duo Gareth Clasey (inglese) e Philippe Vidalenc (francese), gente che i loro abiti li confeziona a mano nel loro laboratorio di Parigi». Mica nella sartoria cinese di Pizzighettone. Ammettiamolo: il letterato Mughini cavalca la moda meglio di Don Chisciotte in groppa a Ronzinante. E Giampiero lo spiega da par suo: «Siccome in fatto di pantaloni la penso esattamente come Andy Warhol, e cioè che per un uomo non c'è pantalone migliore del jeans, alla giacca bianca ho abbinato un pantalone jeans che ovviamente non poteva non essere un Levi's. Così come la t-shirt che indossavo sotto la giacca di Yamamoto non poteva non essere a firma della ex-moglie, Rei Kavakubo, anche lei giapponese. Altra stilista da me adorata».
Dinanzi a cotanto guardaroba, l'anonimo popolo di trasandati (o diversamente firmati), rischia di rimanere metaforicamente in mutande. A venirci in soccorso, per fortuna, è una donna di classe che purtroppo non c'è più, ma che in fatto di eleganza sarà sempre in grado di insegnare qualcosa, a tutti: Franca Sozzani.
L'ex direttrice di Vogue, gallerista d'arte tra le più raffinate, non perdeva occasione per ricordare: «L'eleganza è innata. L'eleganza è un atteggiamento, non è legata ad un capo di vestiario. Si può imparare ad essere vestiti bene, ma non necessariamente si impara ad essere eleganti».Che a Mughini stiano fischiando le orecchie?
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