«È un momento difficile, ma ci tengo a dire che non mollo. La voglia di continuare cè e resta, ad ogni costo. Zena è un simbolo per questa città, e come un figlio per me». Giancarlo Morgavi è un tipo tosto, di quelli che non si tirano indietro di fronte a niente. Nemmeno davanti ai 77mila euro di danni che lalluvione del 4 novembre ha procurato alla sua azienda, la «Zena», sì proprio quella che produce magliette, cappellini e felpe che sono diventate unicona per e della città della Lanterna e non solo.
In un momento di defaillance come dice lui, ha mandato una mail a tutti gli organi di stampa, alle istituzioni locali, associazioni e non solo per raccontare come londa di fango di novembre gli abbia portato via tutto. Merce, negozio, e più di tutto i macchinari. Da buttar via, irrecuperabili. Ma soprattutto come, oltre alla calamità naturale, si sia accanita contro di lui, la sventura burocratica e la beffa dei finanziamenti per le imprese alluvionate. Racconta Morgavi che allindomani della sciagura, la Banca Carige aveva annunciato uno stanziamento in tempo reale di 30 milioni di euro per le ditte alluvionate con procedure particolarmente snelle. Quindi lui va in banca, compila tutto quel che deve, presenta perizie e controperizie. Peccato che dopo un mese i soldi non siano ancora arrivati. Come se non bastasse, la banca gli ha inviato una mail in cui si dice che per i finanziamenti alle imprese, ci vuole una copertura parziale da parte di un consorzio di fidi. Quindi altre carte, altra burocrazia, altro tempo.
E intanto la ditta non riparte, i fornitori non possono essere pagati e i clienti se ne vanno. Morgavi non può nemmeno accedere al fondo della Regione che aveva stanziato 5 milioni per le ditte con danni inferiori ai 30 milioni.
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