Presentazione deccezione domani alle 17.30 al Teatro della Gioventù di via Macaggi, del volume «Lalbero secco» di Maria Antonietta Novara Biagini. Interverranno lonorevolePd Roberto Cassinelli, Paolo Deotto direttore delle rivista on line «Riscossa cristiana» Guido Milanese, dellUniversità cattolica di Milan, Piero vassallo emerito di Storia della Filosofia della facoltà Teologica dellItalia Settentrionale e Massimiliano Lussana caporedattore del Giornale.
«Ma in un momento il sole/ lo rivestì di bagliori dorati:/ immagine dell'anima umana/ trasfigurata dalla Grazia divina». Così è descritto L'Albero secco che dà titolo al libro della genovese Maria Antonietta Novara Biagini, pubblicato da Fede & Cultura (Verona). Un «povero albero» che sarà tagliato il giorno dopo ma per un attimo è stato il più bello del giardino, come può essere ogni cristiano. Nel primo dei 46 brevi racconti è descritta la fede cristiana nella sua semplicità di adesione totale, anche al dolore, attraverso la figura di Padre Pio. È rievocato nell'ultima predica quando sembrava non aver più voce, mentre lasciò «un campo arato» e questo nella memoria si anima rivelandoci in ogni zolla il volto radioso di un Santo cappuccino. Bella immagine poetica!
Però nella nostra società il cristiano è considerato male e nel racconto La teoria dell'evoluzione l'autrice ci fa vedere come: «Retrogradi, miserabili, paleolitici i credenti cattolici». Ma «sopravvissuti a secolarizzazione, laicismo, scienza scientista e rivoluzione dei costumi morali».
Nel libro troviamo altre due paginette di poesie con versi che ci danno un'altra chiave di lettura della scrittrice esordiente: «Chi ha è, chi non ha non è./ Chi è e non ha non è./ Chi non è ma ha/ potrà essere, forse, chissà». Se la scrittrice rivela il dono della poesia, la usa solo come sintesi di un concetto che le sta cuore; per lei conta mettere in risalto aspetti del nostro vivere che, irridendo ai valori antichi e cercando di cancellarli, in realtà li fanno brillare di più. Ci fa ridere delle smanie degli ambientalisti, del darwinismo, delle miserie di un potere ottuso come nella polemica che occupa 16 racconti e una sessantina di pagine dedicate al professor Aemilius Semplicius Honestus, un cristiano dell'antica Roma. Poi questi, l'Onesto, agisce in tempi moderni e sempre contro il «sano paganesimo politicamente corretto, contro il sacro relativismo». Insidia con lezioni controcorrente dogmi moderni di finta libertà che includono: «corruzione d'innocenti, spettacoli osceni, adulterio e divorzio, aborto e infanticidio, suicidio ed eutanasia, droga e orge».
Vi si legge la storia del marito della scrittrice Emilio Biagini, professore universitario, che con i suoi libri sapienziali, profondamente cristiani, si è procurato nemici, ma anche l'adesione sincera di tanti allievi. Un marito che «mentre altri perdono il tempo a scavargli la fossa», è descritto a Rimazzùu (Riomaggiore nelle Cinque Terre) mentre nella casa d'origine della moglie dorme «come un ghiro». Dorme il sonno del giusto, aspettando che siano loro, i nemici relativisti, i darwinisti, a cadere nella fossa.
D'eccezione il prefatore, Piero Vassallo, che del modo di far satira della scrittrice evidenzia: «Il miele è buono, ma anche il fiele», riproponendo il motto di Orazio «la satira castiga ridendo i costumi». Da qui il sottotitolo del libro «Miele e fiele».
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