Se la musica popolare le canta alla lingua italiana

Obiettivamente la carta intestata non è quella dell’Accademia della Crusca. Ma il «Tavolo nazionale Musica Popolare e Amatoriale» può ugualmente aspirare a presentarsi con una buona dose di autorevolezza, specie se si rivolge a un sindaco per chiedere spazio in nome della cultura. Eppure capita che ai sindaci d’Italia arrivi una lettera di sollecito che quasi li rimprovera per non aver ancora dato corso a un’iniziativa collegata, tanto per cambiare, con le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Una lettera del suddetto «Tavolo nazionale» che si dimostra soprattutto un concentrato di errori grammaticali e sintattici. Il presidente nazionale dell’associazione in difesa della musica popolare e amatoriale avrebbe voluto che in tutti i Comuni, il 18 gennaio si fosse tenuta una seduta straordinaria di consiglio dedicata ai gruppi folk, alle bande, ai cori. Però nella sua lettera offre anche l’alternativa: «nella ipotesi che non è possibile convocare il consiglio comunale si può convocare la giunta comunale per comunicarla al primo consiglio comunale utile». Congiuntivi a parte, cosa sarebbe da «comunicare»?
Meglio proseguire: «La presente solo per conoscere se il Plico è arrivato, nella ipotesi ancora non è arrivato, e ancora non avete fatto l’Adesione, Le chiedo gentilmente di esaminare gli allegati e far pervenire una comunicazione per l’adesione, via e-mail al mio indirizzo indicato, possibilmente nell’immediato».

Difficile capire se sono state messe a caso solo le maiuscole oppure anche intere parti di periodi.
Probabilmente la musica popolare meriterebbe spazio nelle celebrazioni, come parte importante della storia nazionale. Non fosse altro che per l’uso folcloristico dell’italiano.

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