O gni volta che Maurizio Cattelan torna a Milano lo scandalo è annunciato. Nel 1994 infuriò la polemica con Emilio Tadini che sul Corriere della Sera lo accusò di spietato cinismo per linstallazione Lullaby (ora in collezione al Maxxi), un sacco contenente, a detta dellartista, un cumulo di macerie prelevate davanti al Pac, nel cui attentato dellanno precedente morirono alcune persone. Unaltra volta il Pierino dellarte italiana si è divertito ad appiccicare al muro il suo gallerista Massimo De Carlo che, quasi soffocato dal nastro adesivo, accusò un malore e venne portato via in ambulanza. Lhappening fin qui più discusso è stata limpiccagione di tre bambini-manichini al grande albero di Piazza XXIV Maggio. Già in quella circostanza lopinione pubblica si divise aspramente tra sostenitori incondizionati di Cattelan, in nome dellassoluta libertà dellarte, e detrattori che mal sopportano lindispensabile ricorso alla provocazione, in primis quel signore che nel tentativo di staccare lopera dallalbero cadde dalla scala e si fratturò una caviglia.
Cattelan sì o Cattelan no, dunque? È lecito che gli investitori milanesi, già vessati dal malessere della finanza, sopportino per settimane un grosso dito medio inequivocabilmente alzato e posizionato davanti alla Borsa, senza che nessuno si incazzi? Tralasciando il fatto che questultima pensata rivela i limiti di un creativo a corto di idee (sono lontani i tempi del primo invito alla Biennale di Venezia, dove Cattelan decise di vendere il suo spazio a una ditta cosmetica sottraendosi così al meccanismo dellansia da prestazione), ci pare comunque che il Nostro sia vittima dellobbligo di inventarsene ogni volta una nuova e sempre più assurda tanto per finire in prima pagina. Cattelan è un uomo di spettacolo: outsider, comunicatore, imprevedibile, egocentrico e incontinente, mai comunque uguale agli altri, fuori concorso anche nellerrore.
Il dibattito che sta spaccando la giunta meneghina ci sembra francamente ozioso: se chiami Cattelan non puoi certo aspettarti che si presenti con tele e pennelli e non essere consapevole dello scandalo in agguato. Anzi, il terribile Maurizio ha costruito la sua straordinaria carriera principalmente sulla capacità di far parlare di sé. Sarebbe come stupirsi che i Sex Pistols imprechino e sputino dal palco o che Aldo Busi pronunci i suoi anatemi anticlericali in prima serata tv. Nella sua concezione estetica Cattelan va equiparato alluomo di spettacolo, ritenendo ormai superato il mero ruolo dartista.
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