Se la par condicio non vale per Raitre

Il paravento per respingere l’obiezione è già pronto. Linea Notte non è un programma di approfondimento giornalistico, ma una rubrica del Tg3 diretto da Bianca Berlinguer. Che, guarda caso, in questi giorni di polemiche e barricate di Voltinoti, era in studio con il suo piglio austero, a tenere la posizione. Tre sere fa suo ospite era Ignazio La Russa, l’altroieri l’immancabile Antonio Di Pietro. Già: due politici senza contraddittorio come militari in libera uscita, ora che tutti i talk show che ospitano loro colleghi sono ristretti in caserma sotto il controllo della Vigilanza (Commissione di). Dunque, Linea Notte è un programma del Tg3 e bisogna ammettere che, in effetti, è una specie di telegiornale approfondito, con ospiti e dialettica e rassegna stampa dei quotidiani che stanno guadagnando le edicole del giorno successivo. Ma la questione non cambia e la risposta a filo di regolamento puzza sempre d’ipocrisia.
Se, con la decisione di sospendere Annozero, Porta a porta, Ballarò e L’ultima parola per affidarsi alle tribune politiche, l’obiettivo del Consiglio di amministrazione della Rai era azzerare il grado di faziosità dell’informazione in vista delle prossime consultazioni regionali, si può già pacificamente dire che è stato mancato. La troppo zelante applicazione della legge sulla par condicio ha partorito l’inganno: in onda tutte le sere c’è la striscia dell’ex Telekabul diretta dalla figlia di Enrico Berlinguer, voluta su quello scranno da Massimo D’Alema. Non è singolare? Santoro e Vespa messi a tacere e Maurizio Mannoni con i politici in pianta stabile. È l’eterogenesi dei fini di una delibera che riduce l’informazione nel momento in cui ce n’è maggior bisogno. E che spara con il cannone al moscerino, immaginando che Santoro vada zittito, come se il suo teatro di faziosità spostasse chissà quanti voti e non fosse, invece, seguito da un pubblico avvertito che, da una parte o dall’altra, si conferma nelle proprie convinzioni.
Il Gran consiglio di viale Mazzini non può ritenersi soddisfatto di questa situazione. E non basta dire che si è voluta esasperare la situazione per far venire a galla le contraddizioni di una legge illiberale, chiesta a gran voce da Scalfaro e fatta approvare dal centrosinistra per frenare il Grande comunicatore Berlusconi. Se il provvedimento attuativo della par condicio, replicato dal suggerimento dell’Agcom alle tv commerciali a uniformarsi al digiuno di politica, doveva essere un boomerang lanciato contro la sinistra e i suoi Voltinoti, bisogna constatare che quel boomerang non ha ancora cominciato il percorso di ritorno. E che, stando così le cose, potrebbe finire la sua corsa sulla schiena degli zelanti applicatori della famosa legge. Certamente finirà per colpire la Tv pubblica, penalizzata negli ascolti e negli introiti pubblicitari, e costretta a fare le acrobazie per colmare i vuoti nei palinsesti. La morale è che la Rai ha bisogno di dirigenti che sappiano manovrare la politica e non solo applicare regolamenti.
Per fare un altro esempio, che dire di Lucia Annunziata e del suo In 1/2 ora che, stando sempre ai consiglieri di viale Mazzini, avrebbe tutte le possibilità di andare in onda? E, sconfinando nella tv commerciale, che dire del Tetris visto mercoledì sera con Telese furbissimo nell’allestire una puntata tutta politica senza politici (vedi articolo sotto) e nell’aggirare il suggerimento dell’Agcom facendo finta di osservarlo?
Alla fine, rischia di aver ragione il realista Carlo Freccero. «Noi siamo un popolo latino - è il suo ragionamento - che ama l’informazione ruspante e a più voci, ma rifugge da quella asettica e misurata con il bilancino che si porta a modello citando la Bbc e le televisioni dell’Europa protestante». Ancor più la nostra indole viene alla luce se si pretende di stabilire il primato assoluto della Norma. Le eccezioni e le contromotivazioni in punta di cavillo diventano così tante che quel primato è facilmente irriso.

Con l’aggravante di aver dato l’impressione di considerare i telespettatori bisognosi di paternalistiche tutele dai pericolosi Voltinoti della tv. Come se, nell’era del satellite, di YouTube e dei blog non fossero ancora vaccinati. E come se non esistesse il più democratico e liberale degli strumenti domestici: il telecomando.

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