Se il famoso marziano di Flaiano volesse farsi unidea di come le cose non cambino mai, di come tutto si ripeta uguale a se stesso almeno in ambito televisivo, dovrebbe dare unocchiata a Mai dire Grande Fratello & figli (lunedì su Italia 1, ore 23,40). È una trasmissione che ha almeno un evidente pregio, perché consente di farsi unidea in pochi minuti dei protagonisti di ogni edizione e di ciò che succede nella casa (ma succede mai qualcosa, flatulenze a parte?) senza che uno sia costretto a guardarsi in diretta la trasmissione. È un programma che funziona come un «bigino», come scorciatoia per assimilare il necessario senza perdere altro tempo. Ed è anche un modo, è fin troppo ovvio ribadirlo, per sorriderne ogni volta allontanando per un attimo il senso di incombente vacuità. Nello stesso tempo Mai dire Grande Fratello trasmette anche un po di malinconia, non solo perché la Gialappas, con un materiale così povero a disposizione, è costretta ogni anno a trasformare la voce fuori campo in un tormentone fatto sempre delle stesse inflessioni, degli stessi finti stupori, delle identiche pose goliardiche. Ma anche perché, anno dopo anno, il distacco ironico tra osservatori e osservati si trasforma in complicità e alla fine la presa in giro serve più a rafforzare il modello parodiato che a metterlo in ridicolo. In questo senso il lavoro della Gialappas è perfettamente funzionale alle esigenze mediatiche di un programma che viene alimentato (è sempre stato così fin dallinizio) dalle potenti sinergie messe in atto per pubblicizzarlo, veicolarlo e tenerne desta lattenzione su più fronti e in differenti ambiti. Il fatto stesso che i «personaggi» in gara, una volta eliminati, finiscano prima o dopo ospiti della Gialappas ricorda per certi versi lantica consuetudine in base alla quale i politici immortalati dalle vignette satiriche ne chiedevano copia in regalo agli autori, a suggello dellitalico vizio del «pappa e ciccia»; per altri versi è la stessa logica del Bagaglino, che ingloba gli sbeffeggiati facendoli diventare parte stessa della compagnia stabile, in modo che tutto finisca a tarallucci e vino, annullando in sostanza (o stemperandola di molto) sia la necessità di un effettivo distacco ironico che di un doveroso disincanto. In questo senso Mai dire Grande Fratello è diventato ormai a pieno titolo la foglia di fico del Grande Fratello, ossigeno necessario per la sua sedimentazione.
I primi tempi era solo la Gialappas a non poter prescindere dal modello da parodiare. Anno dopo anno, con monotona ma implacabile efficacia, la parodia ha rinforzato lo stesso reality, tanto che ora è difficile pensare a una stagione televisiva in cui venga a cessare losmosi tra i due programmi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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