Se il porto vale un sindaco, un cardinale e un console

Affluenza di pubblico anche all’ottava lezione di Storia di «Genova italiana», promossa ed organizzata dalla Fondazione Garrone con la collaborazione di Editore Laterza e Palazzo Ducale Fondazione per la cultura. Stefano Termanini, scrittore ed editore, ha tenuto avvinta la platea. Nel 1969, a Ponte Libia era entrato in funzione «il primo terminal specializzato del Mediterraneo, in grado di recepire un container ogni tre minuti», ma per il sistema delle tariffe allora vigente, più si lavorava, più aumentava il deficit del porto. Nella mezzanotte del nuovo anno del 1983, nel porto di Genova non c'era nemmeno una nave e quindi non suonarono nemmeno le tradizionali sirene. Nel 1984 Craxi nominò Roberto D'Alessandro presidente del Cap e il 15 gennaio 1987 avrebbe dovuto partire la riorganizzazione del porto, ma Batini e la Compagnia Unica iniziarono una dura contestazione e dichiararono uno sciopero che bloccò completamente l'attività portuale. Il 9 febbraio la Culmv venne commissariata, ma lo sciopero continuò e armatori, imprenditori e spedizionieri decisero di servirsi di altri scali. Nel marzo 1987, grazie alla mediazione del sindaco Cesare Campart si riuscì a mettere intorno ad un tavolo D'Alessandro e Batini, con in mezzo il cardinale Giuseppe Siri e si iniziò la trattativa per riportare la pace nel porto di Genova. Il 20 marzo venne firmato un primo accordo, ma la Compagnia continuò lo sciopero e le navi cambiarono destinazione. Il 15 maggio venne firmato un nuovo accordo. Gli animi si placarono e in porto si riprese a lavorare.Ancora una volta Genova dimostrò di saper venire fuori dalle difficoltà usando un sano pragmatismo. Lo aveva saputo fare, alla grande, quando dopo la caduta di Costantinopoli, andò in crisi tutto il traffico marittimo del Mediterraneo. Da grande potenza marittima Mediterranea, si «trasformò» in grande potenza finanziaria e bancaria e si inserì nelle nuove rotte dell'Atlantico. Tommaso Padoa Schioppa, il giorno del conferimento della laurea Honoris Causa in Economia all'Università di Genova, l'8 ottobre 2004, ebbe a dichiarare: «L'integrazione bancaria europea che stiamo cercando di realizzare è ben poca cosa rispetto a quello che realizzò Genova qualche secolo prima». Questa è la sua «forza» e deve apprestarsi a fare altrettanto con i nuovi «cambiamenti» portati dalla globalizzazione e da Internet. Senza «paure», «maniman», ecc... ma ritrovando quella sana voglia di «lavorare» e di «darsi da fare» che, nei secoli, l'ha finora sempre contraddistinta.

Oltretutto il Mediterraneo sta «ritornando» ad essere di nuovo «strategico», politicamente ed economicamente. E lo sarà sempre di più, con lo sviluppo politico, sociale, economico ed inevitabilmente (ci auguriamo!) democratico, del continente Africano.
*presidente Mil
Movimento
Indipendentista Ligure

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