Se pure l’Onu piange per il tiranno Kim

Non sono mancati gli spettacoli a effetto nel 2011, dalle rivoluzioni arabe, allo tsunami giapponese all’esecuzione di Bin Laden… Si può affermare tuttavia che la scena peggiore di quest’anno grandioso sono i fiumi di lacrime della massa di prefiche e di prefici (si potrà dire?) che si sono spremuti in scene di isterismo di fronte alle telecamere per dimostrare quanto amassero, quanto era buono Kim Jong-Il, in realtà un dittatore senza pietà, che ha torturato, imprigionato, fatto morire di fame il suo popolo per 17 anni. I suoi campi di concentramento fanno concorrenza a quelli di Hitler, vi sono rinchiuse circa 300mila persone su 20 milioni di abitanti.
I transfughi raccontano scene mostruose, persino di cannibalismo. Non c’è da stupirsi: negli ultimi dieci anni i morti per fame sono circa tre milioni. E sì che i rifornimenti alimentari americani sono stati rilevanti: ma tutto quel cibo è andato ai potenti militari e ai gruppi che, vicini al regime, ora piangono, terrorizzati dal futuro senza Kim.
Kim Jong-Il è stato molto pericoloso, ha reso il Medio oriente una selva di missili, aiuta l’Iran nella costruzione del nucleare, minaccia tutti con la bomba atomica.


Adesso il figlio del defunto, Kim Jong-Un promette che l’inimicizia con l’Occidente e l’odio per la Corea del Sud continuano.
Dimenticavo che c’è però uno spettacolo più orrido del pianto della folla nordcoreana: il minuto di silenzio osservato dall’Onu in memoria del «caro leader»!

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