«Se salta la Grecia rischi enormi per tutti»

David Cameron dà l’aut aut all’Europa: «O si dota di una Eurozona stabile, con firewall efficaci, di banche ben capitalizzate e ben regolate, di un sistema di ripartizione degli oneri fiscali, o siamo in un territorio inesplorato, che comporta rischi enormi per tutti», ha detto, prima di partecipare al supervertice tra i numeri uno europei, estremo tentativo di trovare una posizione comune alla vigilia del G8 di Camp David. Un’ora di teleconferenza, conclusa con una posizione tutto sommato scontata: il rigore nei conti pubblici e la crescita economica vanno di pari passo, e l’uno non esclude l’altro, hanno ribadito Mario Monti, Angela Merkel, François Hollande e lo stesso Cameron.
Ben altra vis polemica aveva mostrato il premier britannico poche ore prima, davanti alla «sua» platea di imprenditori di Manchester. Con la Grecia sul bordo del precipizio e la sopravvivenza dell’euro messa in dubbio, ha detto, il Vecchio continente deve ritrovare stabilità, e in fretta. E gli Eurobond possono essere una soluzione. Per il premier britannico «l’Eurozona deve introdurre metodi di governance che creino fiducia, si devono aggiungere alla logica di un’unione monetaria delle soluzioni per il sostegno e la responsabilità collettiva: gli Eurobond, in questo senso, sono un possibile esempio». Cameron non ha paura delle critiche: «Mi rendo conto che i Paesi dell’eurozona potrebbero non essere contenti dei consigli che vengono da chi si trova al di fuori del blocco, in particolare da Paesi come la Gran Bretagna, che ha le sue difficoltà». Ma «tutto questo ci riguarda. Qualsiasi percorso verrà scelto sono pronto a fare qualunque cosa sia necessaria per proteggere questo Paese e tenere al sicuro la nostra economia e il sistema finanziario», ha concluso Cameron.
In effetti, le autorità politiche e monetarie di Inghilterra, si legge sul Guardian, «stanno preparando piani per l’eventuale uscita della Grecia dall’Eurozona, una prospettiva che sembra sempre più inevitabile e che si teme possa danneggiare l’economia globale più del crollo di Lehman Brothers nel 2008». Per il londinese Centre for economic and business research il ritorno guidato di Atene alla dracma potrebbe costare il 2 per cento del Pil dell’Eurozona (375 miliardi di euro), mentre un disordinato rompete le righe farebbe lievitare la cifra a 1.250 miliardi (pari al 5% del Pil).
La crisi europea e i rischi di contagio all’economia mondiale saranno d’altra parte i veri temi del G8, al cui tavolo sarà seduto per la prima volta il neo presidente francese Hollande, con la sua strategia per la crescita, tutt’altro che facile da coniugare con la visione rigorista della cancelliera tedesca Merkel, nonostante l’unanimità di circostanza del comunicato diramato da Berlino al termine della conference call.


Il rischio è che l’Europa possa essere messa sul banco degli imputati, che possa essere «processata» per la difficoltà nel trovare un accordo sulle politiche della crescita. E su tutto, incombe lo spettro greco: le prossime elezioni vengono considerate ormai come un vero e proprio referendum sulla possibilità che il Paese resti in Europa. E il risultato è tutt’altro che certo.

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