«Se Schumi è tornato è colpa mia»

nostro inviato a

Madonna di Campiglio

Si siede, sorride, parla con franchezza. Guardarlo dritto negli occhi è come collegarsi a una macchina della verità: Fernando Alonso non ama mentire e nascondersi. L’uomo della provvidenza maranelliana è sereno, sa di non essere "mai stato così in forma", e sa di essere “nel posto giusto al momento giusto”. Da giovane che non mente svela poi quell’unico, piccolo, cruccio: “Mi auguro solo che parleremo italiano anche nelle riunioni tecniche durante i Gran premi...”. Ecco chi si è portata in casa la Ferrari tradita da Schumi.
Già, Schumi. Fernando, si è chiesto il perché del suo ritorno in F1?
«Può darsi che Michael, dopo vent’anni spesi assaporando l’adrenalina che solo le corse sanno dare, abbia avuto difficoltà nel passare a zero sensazioni».
Che cosa si aspetta da lui?
«Mi aspetto un campionato molto interessante per i tifosi».
È contento di questo?
«Direi di sì, è un bene per il nostro sport dopo tutte le cose accadute nel 2009».
Lei lo sconfisse per due anni di fila, costringendolo al ritiro; lei ha ora preso il suo posto come uomo guida della Rossa. E lui torna in fretta e furia... Che ci sia un collegamento?
«Penso proprio di sì. Siamo stati grandi rivali nel 2005 e 2006 e sono certo che uno dei motivi del suo ritorno sia proprio il mondiale 2006 perso all’ultimo contro di me».
Come un conto in sospeso. E lei?
«Anch’io ho sentito la sua mancanza... Senza di lui in pista ho avvertito come una minor motivazione... E ora trovarmi al suo posto è motivo di grande stimolo. Sarà importante vincere qui: voglio provare le sensazione che ha assaporato lui trionfando su una Ferrari».
Michael ha vinto sette titoli.
«Mi piacerebbe fare altrettanto, ma sarà difficile. Le regole adesso sono molto diverse e più rigide. Però prometto: il mio obiettivo è chiudere la carriera con il massimo numero di vittorie possibile. Ci proverò».
E dove chiuderà la carriera?
«Qui in Ferrari».
Sicuro?
«Al cento per cento. Questo sarà il mio ultimo team».
E se dopo il suo ritiro la spagnola Seat dovesse esordire in F1 come la Mercedes con Schumi?
Sorride. «Ribadisco: ne sono certo, non cambierò idea».
Lei ha detto: “Era il mio sogno arrivare in Ferrari”. Il suo amatissimo ex compagno in McLaren ha fatto notare che stessa cosa disse quando arrivò da loro.
«Francamente non ho tempo da perdere nel rispondere sempre a tutto ciò che viene in mente a Lewis...».
Però Hamilton...
«Però tutti provano sempre a creare zizzania fra me e lui. Di certo vedrete una bella lotta in pista fra noi due».
Hanno annullato la sentenza di radiazione del suo amico Briatore.
«E ne sono felice. Flavio è per me molto importante, gli auguro tutto il bene possibile. So che adesso ha in testa solo la nascita del suo bimbo».
Ecclestone, proprio qui, ha annunciato di volere le scorciatoie in F1 per aumentare i sorpassi?
«Io penso a guidare».
In questi mesi come si è immaginato la sua avventura in Ferrari?
«Ho fantasticato spesso, mi sono anche visto campione del mondo. D’altra parte la Renault non andava bene da due anni, per cui ho concentrato tutti i miei sogni su quest’anno. E i prossimi (3 stagioni, ndr)».
Che cosa darà in più rispetto a Raikkonen?
«Non so bene che cos’abbia saputo dare lui... Io però sono uno che dentro e fuori dell’auto dà sempre il massimo. Ritengo che sia dovere di un pilota continuare a lavorare e spingere e a motivare anche quando non guida. Deve dedicarsi ai tecnici, ai meccanici, agli stessi tifosi».
E poi?
«E poi arrivo qui molto più preparato che in passato. E so bene che la Ferrari è in tutto il mondo per cui tutto il mondo s’attende che io vinca. E io vincerò».
Campione del mondo al primo anno in Ferrari?
«Difficile dirlo. Con le nuove regole avrò solo 7-8 giorni per provare. Magari nelle prime due corse non sarò al massimo però vi garantisco che dalla terza vedrete il miglior Alonso».
Che cosa l’ha stupita di più arrivando in Ferrari?
«Ero abituato a tecnici e ingegneri che si parlavano via mail anche se distanti dieci metri; qui sono tutti uniti, è una famiglia. Appena giunto a Maranello ho capito di aver raggiunto l’obiettivo della mia vita e ho compreso una cosa: dopo aver corso per la Rossa non puoi pensare di farlo per altri team... Non troveresti più gli stessi stimoli...».
Lei ha una reputazione controversa: le vicende McLaren e Renault sono lì a dimostrarlo (la spy story 2007, il Singapore-gate 2008, due storie che comunque l’hanno vista coinvolto).
«Purtroppo sono cose accadute, ma la mia reputazione è legata ai due titoli mondiali vinti, al rapporto di lavoro che so instaurare con la squadra».
Ha pure fama di uomo esigente e difficile da gestire. Qui sarà il numero uno?
«Ai team non chiedo mai vantaggi, mi limito a lavorare al 110% e se mi accorgo che la squadra non lo fa, allora non va bene. Sono un pilota che spinge sempre al massimo ma che non ha mai chiesto di essere il numero uno».
Con Massa, in Germania, nel 2007, vi mandaste a quel paese in perfetto italiano...
«E insieme daremo vita a una coppia molto forte.

Quanto accaduto quella volta fu solo uno scambio di vedute fra due piloti molto competitivi... E poi ora siamo nel 2010».
Rinuncerebbe al titolo 2010 con la Ferrari in cambio della vittoria spagnola ai mondiali di calcio?
«Ve lo dirò dopo...».
Molto dopo.

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