D estate gli scrittori americani adorano migrare in colonie dove cè abbondanza - gratuita - di cibo, ispirazione e magari sesso. Di questi buen retiro negli Stati Uniti ce ne sono un apprezzabile numero, abbiamo imparato a conoscerli dai ringraziamenti in fondo ai libri: «Sia lode alla Fondazione Guggenheim per avermi permesso di trascorrere sei mesi su questo saggio», «Dio benedica il Programma Fulbright per il vitto, lalloggio e gli spiccioli». Il romanzo yankee contemporaneo deve molto (o poco, secondo Harold Bloom) a queste ormai leggendarie istituzioni di puro mecenatismo. In Italia, invece, queste colonie per artisti non sono ancora così diffuse.
La più famosa è certo la Fondazione Santa Maddalena, voluta da Beatrice Monti della Corte in onore del suo compagno Gregor von Rezzori. Qui sono stati ospiti, tra gli altri, Zadie Smith, Michael Cunningham, Edmund White, John Banville. Ma trattasi di ospitalità (eccellente) piuttosto esterofila, nonostante la splendida location nel cuore della Toscana. Gli scrittori italiani «bisognosi» di tempo e tranquillità possono riporre maggiori speranze nel Castello Malaspina di Fosdinovo, in provincia di Massa e Carrara, ideato e gestito da Maddalena Fossombroni e Pietro Torrigiani Malaspina. Attualmente vi risiede (fino al 20 agosto) Victor Lodato, autore Bompiani, che ha dato il cambio allartista Anna Franceschini. La permanenza è in genere di un paio di mesi. «Ci siamo specializzati - ci spiega Pietro Torrigiani Malaspina - in arte visiva e scrittura. Gli scrittori in residenza ricevono vitto e alloggio completi, colazione pranzo e cena, e latmosfera giusta per concentrarsi. Agli artisti, invece, diamo un budget in denaro: con esso dovranno pagarsi viaggio, vitto e spese di produzione di unopera darte che rimarrà al castello, così da farlo diventare, negli anni, una collezione di arte contemporanea».
Al Castello Malaspina (che è anche un bed & breakfast aperto a tutti e un centro didattico) i padroni di casa organizzano ogni anno anche un «gioco letterario» che consiste nellospitare una manciata di scrittori italiani «under 40» per fargli scrivere un racconto su un tema che viene rivelato solo in loco e poco prima. «Durante lultima edizione del Racconto in 24 ore ho scritto Animali che respirano - ci racconta Fabio Genovesi, recente autore di Esche vive (Mondadori) - Al Castello ho incontrato anche uno scrittore americano: loro sì che non si fanno problemi a fare le valigie, a frequentare il mondo anche attraverso queste fondazioni. I romanzieri italiani stanno troppo al buio, sono dei ruminanti da scrivania, a leggere le loro biografie mi viene la depressione. Ben vengano luoghi sinistramente meravigliosi come Malaspina». Già, ma la convivenza tra scrittori non è sovente spinosa, non trasforma la colonia in un bagno penale tout court? «Io a Malaspina avevo una stanza enorme e isolata - ci racconta Giorgio Nisini, finalista allo Strega con La città di Adamo (Fazi) - Ho vissuto in unatmosfera monastica e conviviale al tempo stesso, coi miei colleghi non si è instaurata nessuna modalità alla Grande Fratello dove ci si occhieggia e ci si critica alle spalle. La lettura collettiva dei propri scritti è stato un recupero delloralità emozionante. E sono riuscito a scrivere il racconto Linganno dellorizzonte, pur mancandomi le piccole abitudini di quando scrivo». Anche Vittorio Bongiorno, autore de Il duka in Sicilia (Einaudi) si è trovato bene a Malaspina: «Pur essendo io un orso, un solitario. Laccoglienza dei padroni del castello è stata ottima, come il gin tonic offerto, nessun collega aveva lo sguardo io ho venduto più copie di te. Il luogo, di fatto, mi ha ispirato tantissimo».
E poi cè Casa Cavallini-Sgarbi, a Ferrara.
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