Sono stati miserabili i commenti della sinistra e di tanta stampa all’investitura di Alfano a segretario del Pdl. Da tempo si invoca un ringiovanimento della politica, una svolta generazionale, e si chiede alla politica più meritocrazia e lotta alla disonestà trasversale che la infogna. Ma appena viene eletto, con un bel salto generazionale, un «giovane» senza scheletri nell’armadio che si appella alla meritocrazia e all’onestà nella politica e denuncia onestamente che ce n’è forte bisogno anche nel suo partito, scatta l’insulto e la derisione.
Che Alfano sia stato prima nominato dall’alto e poi ratificato con l’elezione è oggi la sorte comune dell’intero parlamento, voluta da tutti i partiti. Che il Pdl sia Partito del Leader è la scoperta dell’acqua calda. Non è il solo. Da Pannella, che si opponeva alla partitocrazia e nominava segretari a lui graditi, ai tanti partiti monarchici: Berlusconi ma anche Di Pietro e Grillo, da Bossi re di Padania a Vendola leader di Monarchia proletaria allo stesso Fini che mutò An in una monarchia assoluta.
La politica ha due modelli. Uno è il vecchio Partito, monolite con il Pci e multi-lite con la Dc, per via delle correnti, dove conta la struttura, l’apparato. L’altro modello è il partito del leader, come quelli prima citati. Una via di mezzo o di transizione fra i due modelli furono il Msi di Almirante e il Psi di Craxi, dove sussisteva un partito con più correnti ma c’era un leader indiscusso.
Il Partito deriva dal modello ecclesiale, con il suo papa-segretario eletto in conclave, i cardinali dell’esecutivo e della direzione, l’episcopato del comitato centrale, le diocesi delle federazioni, il clero dei dirigenti locali, le parrocchie e le sacrestie delle sezioni. Il partito del leader è invece la traduzione plebiscitaria della monarchia, con la sua corte e i ministri della real casa, gli appelli del re al popolo, la lealtà al sovrano, la designazione dell’erede al trono. Il primo esempio di monarchia repubblicana fu De Gaulle. Il Pdl è una monarchia, di cui ha pregi e difetti: più decisione e più devozione, per dirli in breve. Anziché soffermarsi sulla novità della svolta - un segretario giovane con un messaggio positivo, almeno sul piano dei propositi - si soffermano su ciò che è arcinoto: l’ha voluto il sovrano. Ma la nomina di Alfano è già un passo avanti. Ed è becero ridurre la sua elezione alla fine del 70-30 per spartire le cariche.
Anche dall’altra parte, a sinistra, si fece un passo avanti rispetto al Partito-Chiesa con le primarie, anche se pesano più i militanti e gli apparati che i cittadini: alle primarie vince chi mobilita i primi e non il voto d’opinione. Perché alle primarie va a votare una minoranza motivata e compatta, seppur corposa, non il grosso dell’elettorato.
Comunque è un passo avanti rispetto al centralismo dei partiti.
L’appello al partito degli onesti ha fatto sbellicare dalle risate una sinistra oggi nei guai fra tangenti e malaffari ma anche Fabio Granata del Fli; a lui, lo dico in amicizia, che fu vicepresidente di Regione a fianco del povero Cuffaro, finito in carcere dopo quel mandato, si addice più prudenza a ironizzare sul partito degli onesti. Idem per Casini, leader del partito di Cuffaro e non solo, che parla di «gaglioffi di ogni tipo» all’ombra di Berlusconi. Attenti al pulpito da cui si parla...
In un articolo da oggi in edicola su Alfabeta, Umberto Eco sostiene che Berlusconi si è «comperato» il suo successo politico. Il professore offende la realtà e svariati milioni di italiani che lo hanno votato. E insulta un intero partito ridotto al rango di assoldati.
Peraltro gli italiani e i militanti di partito furono assai più «comperati» ai tempi del clientelismo, dei favori facili, degli appalti disinvolti e delle casse del mezzogiorno, dei posti fissi per raccomandati. E la sinistra che controlla intere aree del Paese tramite poteri locali, coop, strutture, non si «compra» il consenso? Quando in una città-tipo del Centro-Nord migliaia di persone lavorano grazie al partito e ai suoi derivati, vuol dire che la sinistra si è comprata una rete di voti e famiglie? E nel cinema, nel teatro, in tanta editoria e cultura dove non lavori se non sei nel loro giro... A volte il livore manicheo muta l’intelligenza in demenza.
Ad Alfano non faccio elogi preventivi, sono fuori luogo come le critiche a priori. Dovrà dimostrare di meritarseli alla guida del Pdl. Il re Salomone implorava l’Altissimo di concedergli «un cuore intelligente».
È quel che auguro a lui, purché non scambi l’Altissimo col premier. Quel partito deve darsi un sogno e un progetto e nutrire le passioni della politica con le ragioni dell’antipolitica. Perciò occorre un cuore unito al cervello.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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