«Se toccano un muro faremo un putiferio»

nostro inviato all’Aquila

Lo chiamano il bar “bullonato” (nella foto), sigillato con le viti e la porta di ferro. Il proprietario se n’è andato: «Ha paura dei no global», raccontano in paese. E così il paese non ha più il suo unico bar sopravvissuto al terremoto. In piazza Rustici a Coppito quindi si chiacchiera sulle panchine, si beve l’acqua fresca della fontanella e si ascolta Venditti dall’autoradio di una macchina. Si vive sulle tre panchine della piazza (ne hanno aggiunta una in questi giorni). È il paese proprio accanto alla sede del G8. Da qui alla Scuola della finanza dove da stamattina arriveranno gli otto leader del mondo sono trecento metri in linea d’aria. Alla tendopoli le anziane spiegano nel dettaglio come puoi arrivarci: «Imbocchi qui il paese vecchio, poi giri a sinistra e vai sempre per dritto».
Se c’è un posto dove chi vuole far sentire la sua voce ai Grandi potrebbe arrivare per fare confusione è proprio questo, il paesino più isolato dell’Aquila. Doppiamente controllato perché da qui si arriva anche all’aeroporto di Preturo. Ha chiuso l’edicola, giù la saracinesca al supermercato. Solo la pasticceria Manù ha tenuto aperto, e così a Coppito il gelato è l'unica voglia che si può soddisfare.
Roberto Tinari, avvocato, spiega: «Se ci toccano qualcosa, a chiunque, a me, a lui, a quell’altro, qui si scatena il putiferio». Anche se toccano quelle crepe che squarciano i muri: quasi tutte le case sono messe in sicurezza con assi di legno e nessuno le abita. «Ma che ci possono distruggere - sospira Irene, che al campo di Coppito fa parte del gruppo di cucito del pomeriggio - qui tutto è distrutto. Non abbiamo più niente». In via del Corso c’è un’anziana che guarda il passaggio dal giardino della sua casa inagibile, seduta su una sedia di plastica. Lo struscio qui sono i militari del battaglione San Marco, le Mercedes degli americani, le auto dell’Enav dirette all’aeroporto: «Speriamo che non tocchino un muro - dice anche lei - già siamo così giù di morale. Adesso perché è pomeriggio si sta così, ma vedesse la sera, quando scende il buio... ».
In paese il campo è gestito dalla Cgil: «Campo autorganizzato», raccontano orgogliosi all'ingresso. Sono loro i garanti della sicurezza interna: «Controlliamo i visitatori, i volontari». Non lo chiamano servizio d’ordine, ma se qualcuno s’infiltra la responsabilità sarebbe dei custodi.
A cinque chilometri da Coppito, l’Aquila inizia a chiudere. Da oggi tutti i bar, l’Azzurro, l’Isola del caffè, che per la città sono i punti di riferimento, saranno con le saracinesche giù. Chiuse le banche. Banche che poi qui all’Aquila sono tutte terremotate, nei container. La filiale del gruppo Intesa-San Paolo, sino a nuove disposizioni, terrà aperta, ma non si sta tranquilli: «Immagina se ci lanciano una molotov», dice uno dei dipendenti. Il ferramenta è stato pregato dalla polizia di chiudere tutto da oggi: «I no global, quei ragazzi, potrebbero prendere martelli o altro», allarga le braccia il signor Umberto, della Nuova ferramenta di piazza d’Armi: «Se sfiorano L’Aquila scendo in piazza, a difendere la città da persone che non hanno ideali e non hanno rispetto», giura quest’uomo che ha solo questo negozio adesso, la casa è da abbattere. Passa casualmente il procuratore capo dell’Aquila Alfredo Rossini: «Potremmo avere da lavorare, oltre al carico che già abbiamo, siamo pronti», sospira: «Tutti gli eventuali reati saranno di nostra competenza».
In Piazza d’armi sarà proibito sostare con l’auto fino alla mezzanotte del 9 luglio. Qui i commercianti raccontano che la paura è un’eventuale rivolta della tendopoli, in caso di cortei violenti: al campo i controlli sono particolarmente scrupolosi sugli operatori appena arrivati, per evitare i finti volontari.

Ma il timore è la rabbia, la stanchezza e la disperazione che cova in quella città di tende, la più grande dell’Aquila. Spiega una ragazza che lavora al bar Azzurro: «Basta che qualcuno imbratti un muro e inizia la guerra».

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