Cultura e Spettacoli

Se il tuttologo Eco dà lezioni di teologia persino a Ratzinger

Innata modestia dell'intellettuale piemontese: lo prendono troppo sul serioe lui esterna su qualsiasi cosa. Secondo il professore Benedetto XVI è "grossolano" e "naif" come uno "studente". Che sia un'autocandidatura al soglio pontificio?

Se il tuttologo Eco  
dà lezioni di teologia  
persino a Ratzinger

Filosofo, semiologo, lin­guista, storico, politolo­go, romanziere, enigmi­sta, editorialista. Gli mancava solo il titolo di teologo ma, con le dichiarazioni pubblica­te ieri, Umberto Eco ha rimediato alla lacuna. Ora al professore può essere assegnata la cattedra che più di ogni altra ha dimostrato di meritare: Tuttologia. Il Gran Tuttologo, intervistato dal quotidiano Berliner Zeitung , ha sfoggiato la sua competenza in materia. Eco ha detto: «Non cre­do che Ratzinger sia un grande fi­­losofo, né un grande teologo, an­che se generalmente viene rap­presentato come tale». Un’opi­nione è un’opinione, per carità. Sebbene quella di Eco suoni sin­golare, poiché l’attuale Pontefice in materia ha un curriculum a dir poco pesante: libero docente di Dogmatica e teologia fondamen­tale dal 1956, perito del Concilio Vaticano II, ordinario di Teologia dogmatica e storia dei dogmi, Pre­fetto della Congregazione per la dottrina della fede, presidente della Pontificia Commissione Bi­blica, presidente della Commis­sione Teologica Internazionale, Papa. Mi fermo qui, credo possa bastare. Un’opinione è un’opinione, si diceva. Ma al Gran Tuttologo una semplice opinione da tuttologo non poteva bastare. E infatti ha esagerato: «Le polemiche di Rat­zinger, la sua lotta contro il relati­vismo sono, a mio avviso, sempli­cemente molto grossolane». An­zi, «grossolane» è grossolano: «Nemmeno uno studente della scuola dell’obbligo le formulereb­be come lui. La sua formazione fi­losofica è estremamente debo­le ». Di fronte alla richiesta di argo­mentare questi giudizi trancian­ti, il Gran Tuttologo sfoggia, oltre a una innata modestia, anche tut­ta la forza del suo pensiero, per niente «grossolano»: «In sei mesi potrei organizzarle un seminario sul tema. E può starne certo: alla fine presenterei almeno 20 posi­z­ioni filosofiche differenti sul rela­tivismo. Metterle tutte insieme co­me fa Papa Benedetto, come se ci fosse una posizione unitaria è, per me, estremamente naïf». Eco batte Ratzinger 20 a 1. Il Bar Sport della teologia ha trovato un nuo­vo idolo da incoronare. Soprattutto semiologo (i mali­gni dicono divulgatore della disci­plina nel nostro Paese) e roman­ziere ( i maligni dicono di livello in­ver­samente proporzionale al suc­cesso), Eco assomiglia sempre più alla figura dell’intellettuale così come l’ha descritta l’econo­mista austriaco Friedrich Von Hayek: «Il tipico intellettuale, per esercitare il suo ruolo di mediato­re di idee, non ha bisogno di una conoscenza specifica in un deter­minato ambito né di possedere particolari capacità intellettuali. Ciò che lo rende idoneo al suo ruo­­lo è il saper scrivere e parlare agil­mente di un vasto numero di argo­menti, nonché una posizione o un’abitudine che gli permettono di venire a conoscenza di nuove idee prima delle persone a cui si ri­volge » ( Gli intellettuali e il sociali­smo ). Un altro economista, Jose­ph Schumpeter, più cattivo, in Ca­pitalismo, socialismo e democra­zia , aggiungeva a quelle appena citate altre due qualità dell’intel­lettuale: la assenza di responsabi­lità diretta nei fatti concreti e la mancanza di conoscenze di pri­ma mano. Von Hayek, che scrive­va alla fine degli anni Quaranta, non si illudeva: l’intellettuale avrebbe assunto un peso sempre maggiore nella vita pubblica e la sua influenza sulle opinioni, in­cluse quelle politiche, sarebbe cresciuta col passare del tempo. E così è andata. Certo, forse il Gran Tuttologo, se prestasse orecchio alle sue ulti­me esternazioni, potrebbe trova­re tracce di quella «grossolanità» che imputa a Ratzinger. Il parago­ne tra Berlusconi e Hitler, propo­sto alla Fiera di Gerusalemme, pur tra mille distinguo e successi­vi ripensamenti, si direbbe pro­prio una battuta (?) «grossolana». Anche le seguenti stime, offerte in un’intervista al Manifesto ,sem­brano un filo «grossolane»: «Sette italiani su dieci sono naturalmen­te berlusconiani, non vogliono pa­gare le tasse e vogliono andare a 150 all’ora in autostrada». Un po’ semplificatorio - diciamo pure: «grossolano» - anche l’appello pubblicato su Repubblica prima delle elezioni 2001. Umberto Eco, vero entomologo della politica, sezionava l’elettorato di centro­destra individuando due catego­rie: l’Elettorato Motivato compo­sto dal «leghista delirante», dall «ex fascista» e da chi «avendo avu­to contenziosi con la magistratu­ra, vede nel Polo un’alleanza che porrà freno all’indipendenza dei pubblici ministeri»; e l’Elettorato Affascinato in cui rientra «chi non ha un’opinione politica definita, ma ha fondato il proprio sistema di valori sull’educazione stri­sciante impartita da decenni dal­le televisioni, e non solo da quelle di Berlusconi».

Gente che «legge pochi quotidiani e pochissimi li­bri », persone che «salendo in tre­no comperano indifferentemen­te una rivista di destra o di sinistra purché ci sia un sedere in coperti­na ». Che Umberto Eco, a furia di ve­dersi prendere sempre sul serio, qualsiasi cosa dica, sia diventato Umberto Ego, un Tuttologo un po’ grossolano perfino per i clien­ti del Bar Sport?

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