Politica

«Se vuole governare Prodi deve rispondere ai bisogni del Nord»

Panzeri (Ds): «C’è bisogno di Tav e grandi opere per assecondare le esigenze di mobilità del territorio»

Felice Manti

da Milano

«Non si può governare con la fiducia. Il governo Prodi sbaglia a porla sulla manovra del 2007, serve un dialogo con l’opposizione. Ma niente allargamento, altrimenti il Partito democratico è a rischio». Antonio Panzeri, europarlamentare ds dal 2004 ed ex sindacalista, è uno degli esponenti della maggioranza in quel Nordest roccaforte del centrodestra, «al quale l’Unione deve riuscire a parlare se vuole governare il Paese».
Voto agli immigrati, stangata su ceto medio e professionisti, infrastrutture al palo. Con questi argomenti si rischia un dialogo tra sordi...
«Sulle infrastrutture ci vuole lungimiranza e il necessario coraggio. Se vogliamo competere in una dimensione europea e mondiale dobbiamo dotarci di strumenti adeguati come la Tav e una moderna rete stradale. L’Alta velocità è una straordinaria occasione per la mobilità del Nord, bisogna rispondere alle esigenze del territorio. E la maggioranza deve lavorare in questa direzione. Le Regioni del Nord in questo avranno un ruolo fondamentale, indipendentemente dal colore politico. L’unico modo per produrre dei risultati è lavorare insieme».
La bocciatura dell’Anas all’operazione Autostrade-Abertis ha tutta l’aria di essere una doccia fredda sulle Grandi opere.
«Se il motivo principale del “no” all’operazione rientra nel conflitto d’interessi tra il titolare della concessione e la presenza nell’azionariato di soggetti che operano nel settore delle costruzioni e della mobilità, come ha detto Autostrade, allora bisogna rivedere gli accordi di concessione».
Nel centrodestra si ha l’impressione che le misure previste dal pacchetto Visco-Bersani siano una specie di punizione per gli elettori di centrodestra. Lei che cosa ne pensa?
«Personalmente non ho visto interventi punitivi. Non credo che i miei compagni di viaggio possano avere questa idea in testa. L’Unione vuole governare in modo equo e senza rivalsa».
Vale anche per le misure contenute nel decreto Visco?
«Non credo che l’Anagrafe tributaria debba essere considerata una misura vessatoria. Rientra nell’idea di un fisco più equo. Se io guadagno 30mila euro l’anno e devo pagare le tasse universitarie per mio figlio in base al reddito, è giusto che se ho una rendita da due milioni di euro paghi di più rispetto a chi non ha altre rendite».
C’è chi sostiene che la vendita dei medicinali da banco nei supermercati sia stato un favore alle Coop rosse e alla grande distribuzione.
«La Coop ha avuto la lungimiranza di capire la tendenza in corso».
A settembre si riparte con la Finanziaria. Il presidente del Consiglio Prodi ha già annunciato che potrebbe mettere la fiducia...
«Sarebbe un errore. La manovra finanziaria per il 2007 non sarà di poco conto. Ci siamo assunti degli impegni a livello europeo per il rispetto di alcuni parametri ora fuori controllo. Noi abbiamo detto chiaramente che il Paese non era messo bene, che era ed è in oggettive difficoltà finanziarie, e certo la nostra presenza al governo non può aver cambiato le carte in tavola».
Però le tesi catastrofiste della campagna elettorale sono scomparse. Nella maggioranza c’è anche chi ipotizza una Finanziaria «leggera» grazie anche al boom di entrate fiscali...
«Non ho mai inseguito le campane del declino allora, non mi incanta l’aumento delle entrate adesso. Serve una manovra di rigore, che venga il più possibile condivisa dall’opposizione, e quindi dal Parlamento».
E dalle parti sociali. Recentemente la Confapi si è lamentata della sua esclusione dal tavolo sul Mezzogiorno. La Cisl ha annunciato che potrebbe scendere in piazza per difendere le Grandi opere. Che tipo di concertazione si aspetta?
«Su una Finanziaria da 35 miliardi di euro la concertazione è una condizione necessaria, ma non sufficiente. Bisognerà discutere con tutti di alcune questioni, dalla pubblica amministrazione alla Sanità, e bisognerà farlo con tutti i soggetti, dai sindacati a Confindustria, dalle Pmi ai commercianti. Non è detto però che si possano trovare delle intese su tutto, e soprattutto questo non significa che ci sono governi amici».
C’è il rischio che il governo cada sulla manovra?
«Certamente è un passaggio delicato, non si può sempre governare con la fiducia. Ma se supera questo scoglio può durare 5 anni».
Qualcuno parla di allargamento della maggioranza...
«Personalmente sono contrario a qualsiasi ipotesi di allargamento. È giusto il dialogo istituzionale nelle aule del Parlamento, ma l’allargamento della maggioranza non ha alcuna consistenza politica. Che cosa significa, accorpare l’Udc? Poi, se andasse in porto questa operazione, poco coerente rispetto all’impegno con i nostri elettori, è probabile che un pezzo di questa maggioranza se ne andrebbe.

E anche il Partito democratico, in caso di allargamento, subirebbe un brusco stop».

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