Il secchione non ci sta: al Tar per la lode

La faccia non è quella di un secchione; anzi, a dirla tutta, Carmelo ha un’espressione piuttosto sveglia. Chissà, forse è stato consigliato male da un parente stretto (mamma inappagabile? papà incontentabile? nonna insaziabile? mah...). Sta di fatto che il ricorso al Tar presentato da Carmelo Sferrazza, 18 anni, neodiplomato col massimo dei voti (100) all’esame di maturità, non ha precedenti nella pur ampia e tragicomica casistica dei Tribunali amministrativi regionali: Carmelo si è infatti appellato al Tar perché quei cattivoni dei professori non gli hanno dato la lode. Una richiesta che rischia ora - almeno sotto il profilo caratteriale - di far apparire il neomaturo Carmelo decisamente immaturo. Sempre ammesso (e non concesso) che l’idea della carta bollata sia venuta a lui e non (come malignamente sospettiamo noi) a qualche megalomane di famiglia. Intanto la notizia è finita sulle prime pagine dei giornali siciliani: «Carmelo Sferrazza, 18 anni, ha preso 100 all’esame di maturità. Ma lo studente-modello, non contento del risultato, vuole anche la lode. Quindi si è rivolto al Tar di Palermo per citare in giudizio il ministero dell’Istruzione, l'Ufficio scolastico provinciale di Agrigento, il liceo «Sciascia» di Canicattì e la commissione giudicatrice». E così la storia di Carmelo, «il secchione a caccia di lode», è diventata di dominio nazionale. Il telefono di casa Sferrazza è diventato improvvisamente rovente, esattamente come le guance di Carmelo, colto da comprensibile imbarazzo. Sempre uguale l’approccio telefonico dei «cani da guardia dell’informazione» (sì, insomma, i cronisti da cornetta): «È lei Carmelo? Lo studente originario di Naro che frequentava la quinta F del liceo scientifico Sciascia e che ha presentato ricorso al Tar di Palermo per ottenere l'annullamento dell'esito dell'esame appena sostenuto?». Alla risposta «sì», ecco che i «segugi» fiutano subito lo scoop: «Ma è vero che lei sostiene di essere stato danneggiato dalla commissione giudicatrice che non gli ha assegnato in sede di valutazione finale la lode?». Segue una seconda, articolata, risposta: «sì». Carmelo è tendenzialmente laconico, ma al giornalista del Tgcom si lascia andare: «Avevo tutti i requisiti per avere la lode. Questa è un'ingiustizia. Ho raggiunto il massimo punteggio in tutte le prove: 45 punti negli scritti, 30 all'orale. Oltre ai 25 punti di credito accumulati durante gli scorsi anni scolastici». Senza contare «i successi raggiunti nei numerosi impegni extra-scolastici», come ad esempio «le olimpiadi di matematica». Ma, nonostante ciò, i conti non tornano. In compenso i compagni di classe di Carmelo sostengono, all’unanimità, la sua battaglia legale: «Loro sono con me, mi danno ragione». Sì, ma quando Carmelo non li vede, si danno anche di gomito... E giù sfottò e sghignazzate di gruppo. Ma Carmelo è inamovibile nella sua «lodevole» crociata: «Se la sentenza mi darà ragione, sono pronto a rifare l'esame anche subito, non ho paura». Poi, un improvviso timore: «La commissione, di solito, non si riunisce per far sostenere l'esame di maturità ad un solo candidato».
P.S.

Avviso ai signori esaminatori: nel caso Carmelo dovesse spuntarla, oltre alla lode, non dimenticate di schioccargli sulle guance un complimentoso «bacio accademico». Perché, in assenza del «bacio», potrebbe scattare un altro ricorso al Tar. È risaputo che, su questi dettagli, la famiglia Sferrazza non transige.

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