Il secondo romanzo di Charlotte Roche fa infuriare le femministe ma piace ai lettori

Dopo il successo di Zone umide, torna Charlotte Roche con un secondo romanzo che fa infuriare le femministe moraliste. Ma il sesso libero della scrittrice continua a piacere ai lettori. Forse è ora di decidersi a capire il perché.

Il secondo romanzo di Charlotte Roche  
fa infuriare le femministe ma piace ai lettori

Le femministe tedesche, gente dura e pura e con le idee molto chiare, le scrivono lettere aperte, piene di indignazione, sentimento di grande tendenza anche in Germania. La «storica» Alice Schwarzer, «la risposta tedesca a Germaine Greer», gliene ha inviata una per accusarla pubblicamente di usare il sesso come «giochino commerciale» e di avere degli amplessi una visione «clinica, come dalla lente di un microscopio».

Dall’alto dei suoi due milioni di copie del debutto, Zone umide (in Italia pubblicato da Rizzoli), che nel 2008 fu il romanzo più venduto del mondo, e della prima posizione di Schossgebete, la sua seconda prova (partita con 500mila copie tirate dall’editore Piper Verlag), primo nella bestseller list dello Spiegel da cui, a oltre un mese dall’uscita, non si è mai più schiodato, la 33enne tedesca, ma nata in Inghilterra, Charlotte Roche può tranquillamente rispondere «Me ne infischio» (cosa che ha fatto) e andare avanti per la sua strada. Che è costellata di tre grandi temi - sesso, sesso e ancora sesso - affrontati come nessuna scrittrice, chessò, ad esempio, italiana, ha mai fatto negli ultimi anni: liberamente.

Schossgebete, ad esempio (il titolo in tedesco ha un doppio senso: «estrema preghiera» e, in modo poetico, genitali femminili. Il risultato è una specie di «preghiera per la femmininità» che viene direttamente dal grembo), è la spiata in prima fila di platea della vita di coppia di Elizabeth e Georg Kiehl, due coniugi della buona borghesia tedesca, con un buon tenore di vita, entrambi genitori. Fin qui tutto normale, anzi, sembra un romanzo della Mazzantini. Non fosse che il libro si apre con quindici pagine di ogni possibile combinazione di sesso orale tra i due che la stampa tedesca ha duramente condannato - «Le future generazioni di germanisti potranno sbizzarrirsi a scoprire se si tratta di un record nella letteratura europea» - e prosegue con altre 260 di moderate deviazioni sessuali, dalla pulitura post coito della verza bianca alle visite in coppia (ma anche da soli, solo che ad andarci sola è lei, non lui) al bordello, obbligatorie per una «corretta igiene matrimoniale», che hanno lasciato altrettanto esterrefatti i media: «Un libro di cattivo gusto, nel quale franchezza e sincerità vengono scambiate con l’esibizionismo».

Triviale, dozzinale, pornografico non sono i termini usati soltanto dalla stampa, ma anche dalle suddette femministe. E sono le stesse parole, anch’esse di tendenza, usate dalle donne per difendere «il corpo delle donne» dagli attacchi sessuati del Maschio Mediatico del nuovo millennio. Eppure non era la liberazione attraverso il sesso che le femministe di tutto il mondo unite hanno fortemente protestato di desiderare dagli anni Settanta in poi? La Roche si difende dicendo che le critiche aiutano a vendere e che «i soldi significano più vita» e gli appartamenti, in cui ha investito i guadagni letterari, sono l’unica cosa a cui aggrapparsi nei momenti di disperazione. Ma in realtà ha almeno due ottimi motivi per continuare in un terzo romanzo la sua attività preferita: «bombardare di sesso la mente delle persone».

Il primo è che quasi tutto ciò che scrive lo ha vissuto personalmente: a 15 anni se n’è andata di casa - una casa liberale e alternativa, con una madre attivista inglese e un padre ingegnere, sì, ma alla fabbrica del cioccolato, la Mars - per fondare con tre sue amiche la garage-punk-rock band The Dubinskis. Prima dei 18 già si mutilava per dipingere col sangue, si rasava la testa, faceva un sacco di esperimenti con le droghe, correva col fidanzato per il centro della città e afferrava gli occhiali dalle facce della gente, li spezzava in due e poi filava via. A 18 ha mollato la scuola senza neanche aspettare che la bocciassero alla maturità per andare a lavorare a Viva, l’equivalente della nostra Mtv. Fa l’attrice, la conduttrice, la cantante oltre che la scrittrice, ma soffre a fasi alterne di alcolismo, anoressia, ninfomania e sostiene che ha trovato solo nel sesso estremo la cura a un terribile dramma familiare: nel 2001 ha perso in un incidente d’auto tre fratelli. Alla guida, sua madre, che era partita in macchina per non rovinare l’abito da sposa di Charlotte.

E il secondo motivo? Alla faccia di femministe e media, Schossgebete è in testa alle classifiche dal giorno dell’uscita e continua a vendere. A lettrici e lettori il sesso libero di Charlotte piace. Forse è ora di decidersi a capire il perché.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica