Segni: "Una picconata contro i troppi partiti"

Il leader referendario punta dritto al bipartitismo: "Vogliamo permettere a chi vince di governare senza ricatti. Ma al contempo aiutiamo l'opposizione a creare un'alternativa seria"

Segni: "Una picconata contro i troppi partiti"

Milano - Panebianco dice che il referendum è un antidoto ai troppi partiti. Una medicina contro i mali della partitocrazia. Si può dire che i cittadini siano il medico?
Ha ragione il professor Panebianco. Possono essere solo i cittadini a guarire il Paese. Non sono possibili altre soluzioni. Sarebbe come chiedere al malato di curarsi da solo.

Qualcuno sostiene che i referendum abbiano stancato gli italiani. E' proprio così?
In America e in Svizzera se ne fanno a centinaia. E' vera una cosa: a volte da noi ne sono stati fatti troppi. Ma vorrei sottolineare un altro aspetto importante: nelle ultime elezioni presidenziali, quelle che hanno visto vincere Obama, gli americani hanno votato, complessivamente, per più di 150 referendum. I cittadini è vero che si stancano, ma solo se li si costringe a votare separatamente, sperperando tra l'altro tanti soldi pubblici.

Parlate spesso di bugie. Qual è quella più grossa che ha sentito dire?
Che questo referendum farebbe un grosso regalo a Berlusconi. E' falso. La verità è che il referendum permette solo a chi vince di poter governare senza subire ricatti. Tra l'altro il presidente del Consiglio ha scelto di non appoggiare il referendum. Se fosse stato un regalo l'avrebbe rifiutato?

Se ci dovesse essere il quorum e vincessero i sì, cosa accadrebbe nell'immediato? Si dovrebbe fare subito una nuova legge elettorale?
Il referendum cambierebbe in modo profondo la legge. Cadrebbe tutto l'impianto della cosiddetta "porcata". Poi il parlamento sarebbe liberissimodi fare un'altra legge elettorale ma rispettando lo spirito del referendum e le indicazioni date dai cittadini.

A suo avviso qual è il sistema elettorale che più si addice al nostro Paese?
Sia quello inglese, con il maggioritario secco, che quello francese, con il doppio turno, sono sistemi che hanno dato grandi risultati. A mio modo di vedere, però, il sistema migliore resta quello inglese, che per primo nella storia ha realizzato la democrazia parlamentare, con maggioranze stabili e coese e il fondamentale meccanismo dell'alternanza.

La democrazia è fatta da una parte che governa e da un'altra che fa l'opposizione. Ognuno con un preciso mandato conferito sulla base dei voti degli elettori. I vostri referendum non avvantaggiano solo la maggioranza?
L'esperienza storica dimostra che da quando in Italia c'è il sistema maggioritario chi è al governo tornando alle urne ha sempre perso il potere. In tutte le democrazia evolute il maggioritario porta l'opposizione prima o poi a governare, obbligandola a lavorare in modo serio per dare vita a una valida alternativa. Con Reagan i democratici americani erano stati praticamente distrutti, oggi sono al governo. Lo stesso in Gran Bretagna con la Thatcher, oggi governano i laburisti. E si potrebbero fare molti altri esempi in giro per il mondo.Se un sistema funziona bene tutti ne traggono vantaggio.

Ma viene meno, in qualche modo, il pluralismo?
Un grande pensatore politico, Duverger, amava ripetere questa domanda: 'Conta di più l'elettore americano o quello italiano?'. Vede, quello americano, come tutti sanno, con il proprio voto contribuisce a eleggere il presidente degli Stati Uniti, che ha un enorme potere. In Italia si dà una delega in bianco ai partiti, che poi decidono cosa fare.

Avete lamentato poco spazio nei dibattiti in tv...
Sì, pensi che la Rai ha confinato al pomeriggio le tribune elettorali. Una scelta fatta appositamente per darci poco spazio. Gran parte della classe politica, infatti, vuole che tutto rimanga così.

Le liste bloccate dei partiti però rimangono anche con il referendum...
Avremmo volute abolirle con piacere. Ma i referendum servono a picconare una legge sbagliata, non a costruirne una nuova perfetta. Agli italiani vorrei dire una cosa importante: coi referendum avete la possibilità concreta di dare una picconata all'attuale sistema, per provare a migliorarlo. Ma se il referendum non passa questa possibilità andrà inevitabilmente perduta.

Lei è stato il leader dei referendum del 1991 e del 1993.

Ha contribuito, con le sue battaglie, a dare una spallata alla cosiddetta Prima Repubblica. Se tornasse indietro rifarebbe tutto? E lo rifarebbe allo stesso modo?
Credo che rifarei tutto ciò che ho fatto. Ma proverei a farlo con ancora più determinazione e forza.

 

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