Sei anarchici in manette: a tradirli la fotocopiatrice

Un uso «ponderato e ripetuto della forza» che sfocia in «livelli di battaglia», una serie di fatti destinati a creare un allarme sociale proporzionale all’escalation di episodi. Ha scritto così il Gip di Bologna Andrea Scarpa nell’ordinanza di custodia che ha portato in manette stamani cinque anarco-insurrezionalisti appartenenti al circolo Fuoriluogo per associazione per delinquere finalizzata all’eversione dell’ordine democratico (articolo 1 legge 15 del 1980). Un sesto anarchico del gruppo è stato invece messo in stato di fermo per l’attentato del 29 marzo alla sede Eni di via San Donato, compiuto con tre ordigni incendiari. Per altri quattro è scattato l’obbligo di dimora nelle località di residenza e per altri tre ancora il divieto di dimora a Bologna.
In totale gli indagati sono 27.

Le perquisizioni hanno riguardato anche chi era in contatto con il circolo bolognese Per l’accusa avrebbero promosso, organizzato e diretto una organizzazione che si ritrovava al centro «Fuoriluogo» (i cui locali sono sotto sequestro penale) di Bologna finalizzata al compimento di violenze, lesioni, danneggiamenti, manifestazioni non organizzate, e con carattere eversivo. Uno stillicidio di episodi che partono dal 2006 e arrivano fino al 2009 e con appendici al 2010. A tradire gli anarchici anche una fotocopiatrice in cui gli investigatori avevano piazzato un a «cimice».

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