Cinquanta più uno. Un anno fa il Giornale compiva cinquant'anni e oggi conclude la cerimonia delle sue nozze d'oro con i lettori. Le istituzioni hanno riconosciuto il valore dell'impresa fondata da Indro Montanelli. Siamo Stati ricevuti da Papa Francesco, dal presidente Mattarella, la presidente Meloni e i vertici dei partiti di Centrodestra hanno brindato con noi. Li ringraziamo a nome di tutti coloro che in mezzo secolo di lavoro e passione hanno permesso di arrivare fino a qui e a nome dell'editore, la famiglia Angelucci, che di recente ha rilanciato la sfida non facile di questi tempi di garantire i mezzi necessari per andare avanti. Può sembrare contradditorio ma riassaporare i profumi del passato è stato una piacevole e salutare boccata d'aria fresca, quel ricordati chi eravamo che dà forza per vivere il presente e affrontare il futuro. Cambiano gli scenari, registi attori e comparsi ma la trama del film è sempre la stessa: stare dalla parte dell'Occidente, delle libertà e delle democrazie contro spinte illiberali e autocrazie di vario genere, ben sapendo che per tenere il punto bisogna zigzagare tra fallimenti, miserie umane e imprevisti di vario genere. E pure consci, diceva il filosofo conservatore Gustave Tibon, che l'uomo non è libero nella misura in cui non dipende da nulla o da nessuno bensì libero nell'esatta misura in cui dipende da ciò che ama. Lungi da noi quindi invaghirci dei compagni di viaggio che di volta in volta la politica e la società ci propongono, noi li sosteniamo per le idee che rappresentano, l'indulgenza per i loro errori che pure registriamo non va confusa con la stupidità di chi non vede o addirittura nega la realtà. Cosa ne sarà dei prossimi cinquant'anni non lo sappiamo e per mia fortuna, data l'età che avanza, non sarà mio compito affrontare in plancia le grandi sfide del futuro, a partire da quella diavoleria dell'intelligenza artificiale che alla pari di una bomba, come recita Giorgio Faletti in una celebre canzone, "che se non serve per cose buone può diventare così cattiva che dopo quasi non resta niente". Ma una cosa la so: le ricette politiche, economiche, culturali e sociali del variegato mondo liberale e conservatore, nonostante inevitabili limiti e storture, sono le uniche che fino ad ora hanno prodotto benessere, crescita e libertà per l'umanità, al contrario di quelle socialiste che ovunque applicate hanno prodotto disastri di ogni genere, molti dei quali purtroppo ancora in essere e altri incombenti. Concludendo un recente intervento alla Camera, Giorgia Meloni ha citato Margaret Thatcher: Non dimentichiamo mai che il nostro stile di vita, i nostri valori e tutto quello che noi speriamo di raggiungere non sarà assicurato da quanto siano giuste le nostre cause.
Sarà assicurato da quanto forte sarà la nostra difesa. Ecco, sono sicuro che comunque vada nei prossimi cinquant'anni questo giornale saprà difendere con la dovuta energia e intelligenza ciò per cui è nato e per cui è arrivato sano e salvo fino ad oggi.