Sempre più stranezze nelle gomme

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L e stranezze relative alle gomme di Monte-Carlo hanno fortemente condizionato i risultati. Ma, alla base, resta sempre inspiegabile come una Ferrari, costretta a cuocere a fuoco lento le coperture al box, del tutto priva di aderenza in qualifica, doppiata al quaranta per cento della gara, e poi riscattata, riesca a segnare i migliori giri (ed il primato) a metà percorso, con una posizione finale onorevole, se si considera la fermata per l'incidente del Mirabeau. Effettivamente, c'è qualcosa che non quadra, nel consueto impegno tecnico della Bridgestone: cosa ci vuole? Solo i nuovi procedimenti di qualifica, che appariranno al Nürburgring? O un ritorno all'antico investimento nella ricerca e nella sperimentazione?
Stranissimo, a prima vista, appare anche il tracollo delle gomme di Alonso e di Fisichella, che erano i «leaders» della Michelin. Avete osservato il consumo di battistrada della posteriore destra? Che dire della sua lenta trasformazione in «slick»? È contro il regolamento. Ma quale regolamento? Non quello tecnico, dove la norma non figura. Soltanto quello sportivo, dove non sono previste sanzioni. Eppure, non è questo il punto: ormai da troppo tempo le scanalature visibili sono una piaga e non ci interessano più. Ci interessa - e molto - il fatto che in precedenza, in clima di «grandeur», per far vincere una vettura francese con gomme francesi, la famosa macchina misteriosa (sospensioni-carcassa) di Clermont-Ferrand lavorava in esclusiva per Alonso, una volta «sabotato» Fisichella, senza che i ritrovati ricadessero sul resto della coalizione, come da accordi. Ma da Imola (altra gara con gomme posteriori lisce per il «delfino») è cominciata la riscossa. Prima con la grande riuscita della McLaren di Raikkonen, il solo in grado di comprenderne l'evoluzione, ed ora anche con una notevole estensione alla Williams. In modo tale da poter sfruttare le gradazioni più tenere e da costringere il favorito a mancare gli obbiettivi con il materiale un po' più duro.

È una specie di nemesi tecnica, per quanti credevano nell'intrallazzo. Ed è una congiuntura che potrebbe ancora salvare la Bridgestone, se saprà intervenire per tempo, con una super-aderenza incurante dei rischi di durata.

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