La doccia fredda arriva da Roma. Umberto Bossi attraversa il Transatlantico a Montecitorio e a chi gli chiede se la Lega stia scaldando Matteo Salvini come vicesindaco di Milano, il sanatur replica che non cè nulla di deciso. «Ma a naso non penso proprio», aggiunge. Lunedì sera il consiglio federale del Carroccio riunito dal senatur ha confermato lalleanza con il Pdl per la corsa di Letizia Moratti a Palazzo Marino, e ha prenotato la poltrona per un numero due lumbard. Il nome di Salvini, capogruppo comunale e europarlamentare, è sempre stato in pole ed è bastato pochi giorni fa parlare di unalternativa rappresentata dal presidente del consiglio regionale Davide Boni perchè il diretto interessato si affrettasse a smentire: «Non giocherò alcuna partita per fare il vicesindaco, ho un incarico istituzionale di grande prestigio e resterò lì. Salvini fa il consigliere da 17 anni e ha una conoscenza della macchina che lo porta ad essere il candidato ideale come dice il sindaco». Il galateo del Carroccio è ferreo, i nomi e le candidature escono dal conclave federale con Bossi. Ma le faide - e le cordate - per la conquista della poltrona da vice sono aperte. E chissà che alla fine non ne guadagni (per il terzo mandato) il vicesindaco del Pdl Riccardo De Corato.
Boni non gode di buoni rapporti con il governatore Roberto Formigoni ed è in rotta con i leghisti al Pirellone, il vicepresidente Andrea Gibelli e il capogruppo Andrea Galli. Ne perderebbe economicamente, ma sarebbe ricompensato in visibilità in un passaggio a Palazzo Marino. Da mesi ha dato segnali di interesse moltiplicando la presenza e le dichiarazioni sui temi cittadini. Tra gli alleati nel partito può contare sul capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni - anche lui dato tra i papabili -, il ministro Roberto Calderoli, Mario Borghezio. La «cordata» Salvini può contare su tanti big, dal ministro Roberto Maroni (che non a caso di recente ha partecipato a due convegni organizzati a Milano dal deputato Ue), al vicegovernatore Gibelli e al segretario lombardo Giancarlo Giorgetti che giusto lunedì hanno scelto di presentare un progetto di legge regionale a Palazzo Marino e con il capogruppo milanese. Che tra i supporter conta anche il segretario provinciale Igor Iezzi. Tra i leghisti le parole di Bossi vengono prese «con le pinze». Non è nella filosofia leghista, sostengono, nè fare nè bruciare nomi prima del tempo. E i «nemici» di Boni fanno presente che è già stato bocciato lanno scorso allesame da vicepresidente della Regione, dal federale «entrò Papa», ma uscì il nome di Gibelli. Tra gli anti-Salvini invece oltre a Reguzzoni cè la fedelissima del «Capo», Rosi Mauro.
Sarà. Per ora le parole di Bossi suonano tanto come un veto a Salvini. E il senatur esclude dalla gara il figlio-consigliere regionale Renzo jr, «deve ancora studiare». É la dimostrazione, sostiene invece il consigliere e deputato Ue Carlo Fidanza, «che la partita per il vicesindaco è ancora aperta. al di là delle divisioni interne alla Lega. Prima vinciamo e poi ne riparliamo». Dalla faida interna dei leghisti potrebbe guadagnarci il Pdl.
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