da Roma
Maurizio Gasparri esercita limmaginazione e già si gusta il film delle prossime battaglie parlamentari, accompagnando il pensiero con un sorriso sardonico di compiacimento. Il copione quotidiano di Palazzo Madama, daltra parte è già scritto. La discussione in aula. La sirena del voto. Gli acchiappa-assenti e i mastini daula dellUnione impegnati tra la bouvette e i corridoi in una disperata caccia alluomo. I richiami frenetici dei capigruppo. E, infine, lesito «thriller» di ogni conteggio elettronico con gli applausi dellopposizione pronti a scattare ogni qual volta il centrosinistra dovesse finire in minoranza.
Se lincertezza sarà la condizione naturale di ogni votazione, quel che è sicuro è che Palazzo Madama godrà di una visibilità e una centralità mai godute prima. È nella camera alta che, fin dal colpo di pistola, inizierà la corsa a ostacoli dellUnione: un grande spettacolo dallesito mai scontato. Un margine di due voti - destinato a ridursi a un solo voto con lelezione del presidente dellassemblea - è, infatti, un velo fragilissimo, una barriera che può cadere in ogni momento, a causa di una influenza, un dissenso politico, una missione allestero, uno sciopero dei treni, una sosta troppo lunga al bar o un impegno personale o familiare.
«I numeri del Senato decretano la morte prenatale del governo Prodi - aggiunge Gasparri - perché a Palazzo Madama non possono gestire né le commissioni né laula. Prodi and Company facciano due conti e prendano atto di una realtà che li esporrà prima al ridicolo, con una grottesca corsa allanziano, costringendo anche il premio Nobel Rita Levi Montalcini a schermaglie di corridoio, poi al tracollo. Prodi ha detto di non amare Roma e molto presto tornerà nella sua Bologna dove, non riuscendo né a governare né a cambiare alcuna legge, potrà continuare a fare donazioni esentasse ai suoi congiunti grazie alle nostre immodificabili leggi».
Il ricorso allironia sulle sorti del governo dellUnione, peraltro, non è pratica diffusa soltanto dalle parti della Cdl. Perfino Giovanni Sartori, costituzionalista vicino al centrosinistra, usa toni tuttaltro che teneri: «Prodi non pensi di fare shopping tra i parlamentari della Cdl. Non avrebbe niente da offrire: il poltronume è già over-booked». La «missione Senato», insomma, appare davvero disperata. E rischia di regalare spunti continui agli esperti del regolamento di Palazzo Madama. «In due commissioni su 13 i senatori del centrosinistra saranno in parità. E ciò è sufficiente solo per votare gli emendamenti dellopposizione, ma non per approvare i provvedimenti per i quali serve la maggioranza» spiega lazzurro Lucio Malan. «Nelle altre 9 commissioni la maggioranza di sinistra» sostiene Malan «è legata alla fortuna. Ad esempio nella terza conta il voto del presidente del Senato che è tradizione solida che non voti in aula né in commissione. Nella quarta la differenza la fa il senatore Pallaro, eletto allestero, che se prima si è schierato con lUnione, adesso ha fatto marcia indietro. Nella quinta conterà il voto di Rita Levi Montalcini - rileva - che ha 97 anni e avrà difficoltà a presiedere, come membro più anziano».
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