Senato, Ds divisi sui nomi Troppi milanesi esclusi

Gli uomini di Fassino fanno il pieno con Benvenuto capolista, ma la base non ci sta

Sanno di essere sicuramente eletti, perché collocati dalla Quercia nella lista di testa del Senato. È la lista di Piero Fassino. I nomi? Barbara Pollastrini, Marco Fumagalli, Gloria Buffo, Luciano Pettinori, Furio Colombo, Gerardo D’Ambrosio, Carlo Fontana, Franco Grillini, Vincenzo Visco e, capolista, Giorgio Benvenuto.
Inutile dire che la base dei Ds è in subbuglio perché nel gioco delle candidature resta al palo una bella fetta di milanesi. E da oggi sino a domenica la «rosa» sarà oggetto di discussione nelle assemblee delle sezioni, dove bisogna far digerire i paracadutati da Roma. «Impresa non facile» ammettono a denti stretti dalla sede del Botteghino di via Vipacco, dove Franco Mirabelli parla di «buon equilibrio». Ottimismo del segretario provinciale che sa di non aver più spazi di manovra, che i giochi sono fatti e che, quindi, l’elenco dei sacrificati s’allunga: dopo Marilena Adamo (vicepresidente della giunta regionale rosaverde di Fiorella Ghilardotti), Maria Rosa Malinverno (ex sindaco di Rozzano) e Daniela Gasparini (assessore provinciale) s’aggiunge pure Stefano Draghi, il mago dei sondaggi del centrosinistra che resta alla finestra anche se Maria Rita Parsi, la psicoterapeuta fortemente sostenuta da Anna Serafini (moglie di Piero Fassino, ndr), è stata candidata in un’altra provincia. Fuori dalla lista, Draghi, per far posto all’ex direttore de l’Unità nonostante la pioggia di email al vertice Ds inviate dai suoi sostenitori.
Niente da fare nel partito fassiniano: sulle candidature locali decide Roma ovvero essere eletti «in Lombardia» non si traduce affatto in «lombardi». Motivo, dicono, che avrebbe tra l’altro suggerito all’economista Michele Salvati di rinunciare alla guida della lista del Senato. Che viene così data all’ex segretario generale della Uil: «Candidatura di prestigio, che parla al mondo del lavoro e della migliore tradizione del riformismo lombardo» sostiene Luciano Pizzetti, segretario regionale Ds, costretto a fare i salti mortali dalle richieste troppo esose del Botteghino. Scombussolamento degli equilibri faticosamente raggiunti in sede locale che colpisce pure la Camera, dove la Brianza continua a non essere rappresentata nonostante il sindaco di Vimercate, Enrico Brambilla, si sia dimesso proprio per candidarsi al Parlamento.
Non ci sarà quindi nessun compagno «a rappresentare a Roma un territorio di oltre settecentomila abitanti e un partito in forte crescita» come recita una delle tante email che hanno inondato le caselle di posta elettronica dei vertici della Quercia e delle redazioni. E mentre a Montecitorio è sicuro una poltrona per Emanuele Fiano (capogruppo consiliare uscente), Giorgio Roilo (ex segretario generale Camera del Lavoro) e Fiorenza Bassoli (ex sindaco di Sesto San Giovanni), scoppia il caso di Giovanni Martina nelle liste di Rifondazione comunista.
L’ex consigliere regionale è stato infatti escluso dalle candidature sicure del partito di Fausto Bertinotti. Certa invece la corsa romana di Augusto Rocchi (segretario provinciale milanese), Gianni Confalonieri (consigliere regionale) e Irma Dioli (assessore provinciale milanese).

E, infine, al palo restano in casa Margherita i deputati uscenti Pierluigi Mantini - «conseguenza di una legge elettorale pessima» annota Mantini - e Santino Loddo mentre non c’è posto sicuro neppure per Daniela Mazzucconi.

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