Vorremmo ricavare dalla domenica choc per la Roma e i romanisti, una bella lezione di civiltà sportiva. E allora dovremmo cominciare con lo spettacolo della curva sud. Le bandiere al vento, i canti, gli applausi giunti alla fine della sfida con la Samp, sono stati un piccolo miraggio. Sembrava di essere in uno stadio inglese o tedesco dove è possibile assistere a un congedo del genere dinanzi a un rovescio, a una sconfitta, magari a una eliminazione dalla coppa Campioni.
Se fosse il solo dato da ritagliare dopo Roma-Samp, allora sarebbe troppo poco. E invece è andata ancora meglio. Perchè, poi, a fine partita, con l'adrenalina nelle vene, Daniele De Rossi, vice-capitano e uomo simbolo della squadra, è andato davanti ai microfoni di Sky e invece di scandire la litania della persecuzione arbitrale, ha dettato chiaro e tondo: «Qui gli arbitri non c'entrano». Non solo ma ha anche ricordato che due anni prima, epoca di Mancini per intendersi, «gridai allo scandalo perchè davvero ci furono trattamenti diversi riservati alla roma e all'Inter». Oh, finalmente. Un po' d'aria fresca in questo torneo avvelenato da dirigenti, allenatori e calciatori che spesso si comportano peggio di certi opinionisti travestiti da ultrà.
Anche il presidente Rossella Sensi, pur esprimendo riserve sull'operato dell'arbitro barlettano Damato, lo ha fatto armeggiando con cura aggettivi e sostantivi. Lo ha definito tecnicamente «inadeguato» in modo da non correre rischi di squalifica e da non accendere gli animi. Per concludere l'allenatore Ranieri si è rimesso alle considerazioni di Collina, il designatore, senza entrare nel merito delle decisione del fischietto.
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