E adesso, oltre a fare i conti con le trascrizioni offerte al presidente del collegio dottoressa Casoria, Moggi e gli altri imputati nel procedimento penale, dovranno provare a liberarsi di un macigno che si ritrova sulle loro spalle. É costituito dalle motivazioni, depositate ieri presso la cancelleria, dal gup Eduardo De Gregorio che aveva condannato l'ex amministratore delegato della Juventus Antonio Giraudo e l'ex-presidente dell'Aia Lanese al termine del rito abbreviato. Viene qui dimostrata la fondatezza dell'accusa, associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva con una secca affermazione: «Il sodalizio accusato di aver governato illecitamente il calcio italiano raggiunse tutti i suoi scopi». La prova del nove è rappresentata dallo scudetto vinto dalla Juve (ai danni del Milan) e dalla salvezza della Fiorentina, «i cui esponenti in precedenza erano ad essi contrari».
«Detta iniziativa- scrive il gup alla fine- in sè illecita poichè realizzata con le attività fraudolente, a sua volta ebbe per voluta conseguenza l'aumento del prestigio e della forza del gruppo nei confronti dell'intero settore».
É vero: i due processi sono staccati uno dall'altro. É vero: sono giudicati da magistrati diversi. É vero sono ancorati a due metodi: in quello dove risponde Moggi la prova dev'essere formata in dibattimento. Ma a questo punto gli esperti di sentenze fanno capire chiaramente che difficilmente il collegio della dottoressa Casoria potrà smentire il lavoro svolto dal gup De Gregorio.
La sentenza su Giraudo peserà come un macigno sul processo contro Moggi
Il gup Eduardo De Gregorio ha scritto nelle motivazioni di condanna per l'ex ad della Juve che «i componenti che amministravano il calcio italiano raggiunsero tutti gli scopi che si erano prefissati, tra cui lo scudetto bianconero e la salvezza della Fiorentina»
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