«Senza lAccademia il quartiere perderà completamente la sua identità» a parlare è il direttore dellAccademia di Brera, Fernando De Filippi che denuncia la spersonalizzazione cui sta andando incontro il quartiere degli artisti e degli intellettuali per antonomasia. «Brera sta diventando un grande centro commerciale. Le gallerie sono sparite, gli artigiani hanno venduto a peso doro le loro botteghe e adesso vivono di rendita da unaltra parte, lultimo baluardo della tradizione è lAccademia. Il quartiere vive una vita schizofrenica: di giorno frequentato da studenti e dagli amanti dellarte, di notte cittadella dei divertimenti. Se sparisse anche lAccademia, Brera diventerebbe Los Angeles».
La polemica del direttore, allindomani della nomina del nuovo presidente Gianfranco Ferrè, caldeggiata dallo stesso De Filippi, riapre il dibattito sul progetto della Grande Brera che prevede lampliamento della Pinacoteca e dellAccademia con il trasferimento di alcuni corsi alla Bovisa. Trasferimento avversato dallAccademia tutta: dal direttore perché non ritiene che la Bovisa sia «degna» di ospitare i suoi studenti e dai professori che si oppongono al trasloco in periferia. «Gli studenti devono rimanere a Brera per respirare latmosfera intrisa darte di queste stanze. Le opere darte sono nate qui. Va bene ampliare la Pinacoteca, ma non a spese dellAccademia».
«Cè stato fraintendimento - replica Nando Dalla Chiesa, sottosegretario al ministero per lIstruzione e la Ricerca - il progetto, infatti, prevede Due grandi Brera, lampliamento della Pinacoteca che si espanderà nel palazzo e quello della Accademia che guadagnerà spazio vitale alla Bovisa e a palazzo Citterio».
Il progetto «grande Brera», che prevedeva la costruzione di una palazzina di 5 piani, su una superficie di 12mila metri quadrati, in via Durando vicino alle facoltà di architettura e di Disegno industriale, è in via di revisione: «12mila metri quadrati sono insufficienti, ne servono 20mila e poi laccademia non può avere la struttura di una palazzina di cinque piani - spiega Dalla Chiesa -. Concordo con il direttore sul fatto che i corsi storici, quelli di pittura e di scultura cioè, debbano rimanere in sede, saranno trasferiti solo i nuovi corsi, quelli che hanno a che fare con la multimedialità e le nuove tecnologie, in vista della creazione di un grande polo universitario alla Bovisa.
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