Complimenti, carissimo Carlo Ancelotti: ce l’ha fatta al primo colpo. È diventato anche lei uno special one?
«Lasci perdere. Sono normale, mi sento normale. Di speciale ho solo l’appetito che non manca mai».
Ma non è stata una passeggiata di salute conquistare la Premier League…
«Naturalmente no. La svolta è avvenuta dopo le due cadute consecutive, prima con l’Inter, in Champions, e poi sempre a Stamford Bridge, col Manchester City in campionato. Siamo usciti in fretta dal tunnel. Ho tenuto una riunione di 3 ore nello spogliatoio e ho parlato chiaro: qui non è finito un bel niente. Hanno capito al volo e rimesso la spina».
Complicato sostituire Mourinho nel cuore dei Blues?
«Quando sono arrivato qui ho capito l’importanza del lavoro di Mourinho: tutto quello che di moderno e di organizzato c’è nel club, viene ascritto a suo merito. Non solo ma si era formato, col tempo, tra i tifosi e i dirigenti, una specie di complesso: e cioè che il Chelsea, senza il portoghese, non sarebbe riuscito a vincere più. Ho sfatato un tabù: per questo, forse, mi sono ancora più grati».
A proposito, ha ricevuto i complimenti di Josè?
«Certo. 400 messaggi in un giorno solo sono un record per il mio cellulare. C’era anche quello di Mourinho tra i più attesi. Pensi: tutto il Milan al completo dal presidente al magazziniere, e poi tanti, tantissimi allenatori italiani».
Dopo l’eliminazione in Champions, c’era già chi la dava per finito agli occhi di Abramovich...
«È un classico. Da queste parti i tabloid sono una spina nel fianco: pensate, l’unico rimpianto che ho è dei giornali italiani, almeno voi vi occupate di calcio e di formazione, qui invece scavano soltanto nel privato. Il rapporto con Abramovich è stato semplicemente perfetto: mi ha messo nelle condizioni ideali per lavorare, gliel’ho detto dopo aver ritirato la coppa e aver smaltito quello champagne bevuto».
Eppure Abramovich è a caccia della coppa dalle grandi orecchie…
«Errore. Quando sono arrivato per la firma del contratto mi ha detto: guardi che per noi campionato o coppa pari sono. Adesso penso alla Fa Cup, così arrivo a tre in un colpo solo, mica male».
Altro merito di Ancelotti: ha vinto senza rinforzi. Come è riuscito nell’impresa?
«Perché io vengo dalla campagna e sono uno semplice. Cosa faceva mia mamma quando doveva preparare un pranzo? Invece di andare subito in macelleria, apriva il frigorifero e vedeva cosa poteva utilizzare delle scorte alimentari. Così è capitato a me. Ho avuto a disposizione un solo acquisto, Zirkov, mai utilizzato così ho lavorato con quelli che avevo. Mi dicevano: guarda che hai una squadra vecchia. Era un clamoroso errore. Terry ha 28 anni, solo che è qui da molti anni. Io poi ero abituato a Paolo Maldini: per me sono dei mocciosi».
È vero che chiederà a Roman Pato e Thiago Silva?
«No, non cerchiamo in quei ruoli i rinforzi per il futuro. Abbiamo fatto 103 gol: secondo voi devo preoccuparmi dell’attacco?».
Il Times ha scritto che il suo capolavoro è stato Malouda: che ha combinato?
«Quando l’ho scoperto, gli ho detto: tu hai dei colpi strepitosi, sei sprecato così. Mi ha dato retta. Ma non posso dimenticare che Drogba ha fatto 40 gol e Lampard, da centrocampista, 27».
Perché continua a sostenere che quello inglese è il più bel campionato al mondo?
«Per il clima che si respira, per il fatto che le polemiche sono inesistenti, il pubblico guarda e apprezza il calcio, puoi arrivare allo stadio anche a piedi, nessuno ti dice niente. Provate a farlo da noi: ci vuole l’esercito di scorta».
Ha sentito cosa accade dalle nostre parti?
«Certo, sono informato. Veleni, sospetti, “biscotti”: deve migliorare la cultura se vogliamo affrancarci da questo calcio malato».
Con questa premessa l’Inghilterra può vincere il mondiale?
«Fate un piccolo calcolo: hanno 6 giocatori top. Sono Terry, Gerrard, Lampard, A. Cole, Rio Ferdinand e Rooney. E un Ct top, Fabio Capello».
Al Milan è aperta la caccia al nuovo allenatore: Van Basten si è tirato indietro per la caviglia, Tassotti si è fatto avanti…
«Fate scegliere a loro, in 24 anni ne hanno sbagliati al massimo uno o due. Di Marco non so, so invece che Mauro ha tutte le carte in regola per allenare il Milan».
Se l’aspettava la resa di Leonardo per l’incomprensione con Berlusconi?
«Leo ha fatto un lavoro eccellente: il terzo posto è tutt’altro che un premio di consolazione, dopo aver perso Kakà e Maldini. Ha avuto assenze decisive nel periodo critico del torneo: tenetene conto. Io con Berlusconi non ho mai avuto problemi e datemi retta, se Leo va via, non è certo per incomprensioni col presidente. Fare l’allenatore non è un mestiere così semplice».
Ce la farà l’Inter a realizzare la tripletta?
«È nelle condizioni classiche per farlo: un trofeo l’ha già portato a casa. Adesso ha altre due finali e il destino nelle sue mani».
Qual è la prossima missione?
«Provare a vincere la coppa, che è sempre stata la mia passione.
Verrà in Italia per deporre al processo Moggi?
«Se vanno gli aerei certamente. Non ho problemi. Sono un teste, sarò tutelato dal pm».
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